KENYA: "jambo!!!"


Un altro racconto dell'amica Cristiana Fichi , questa volta sul "suo" Kenya!



“In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altopiani del Ngong. A un centocinquanta chilometri più a nord su quegli altopiani passava l’equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi e di notte faceva freddo.”

Questo è l’inizio del libro di Karen Blixen “La mia Africa” e questo è stato l’inizio di un sogno per me divenuto realtà: il Kenya.



Per me il Kenya è poesia e natura e durante il mio viaggio mi sono sentita come se vivessi in un film, immersa tra il romantico “La mia Africa”, il drammatico “Il re leone” e l’emozionante “Nata libera: la straordinaria avventura della leonessa Elsa”.




Il viaggio è partito da Nairobi, una delle capitali africane più importanti, per concentrarsi su alcuni dei tanti parchi e riserve di questo fantastico paese e concludersi sull’Oceano Indiano.

Nairobi, nata come deposito ferroviario alla fine dell’ottocento, quando era una colonia inglese, è divenuta oggi una delle città più importanti dell’Africa Orientale da un punto di vista economico e commerciale, con le contraddizioni tipiche di paesi che vogliono stare al passo con i tempi ma devono fare i conti con una popolazione per la stragrande maggioranza povera. E così troviamo aree residenziali di origine coloniale, come la zona Karen, proprio quella dove viveva la Blixen e baraccopoli sovraffollate, troviamo albergoni, ristoranti e locali recintati e supercontrollati e gente che vive in sobborghi di lamiera senza acqua e luce corrente, così come in tanti altri paesi nel mondo, purtroppo. Insomma in 2 parole: frenesia e caos.

Lasciata Nairobi, abbiamo percorso circa 230 Km in strade buone ma molto trafficate con la nostra jeep e la nostra guida ed abbiamo cominciato così la nostra avventura naturalistica.

Prima tappa: il Parco Amboseli






Situato nella parte sud al confine con la Tanzania, il parco è dominato dal maestoso profilo innevato del Kilimanjaro, vulcano oramai estinto e montagna singola più alta del mondo con i suoi 5891 m, un vero spettacolo della natura. Il paesaggio è vario, a tratti arido, a tratti verde con alberi di acacia a ombrello tipici della zona. L’obiettivo di questo safari, ampiamente soddisfatto, era quello di vedere tutti i famosi “big 5”, ovvero i 5 animali più grandi: leone, leopardo, rinoceronte, elefante e bufalo. In questo parco non li abbiamo visti tutti, ma lo spettacolo degli elefanti è sensazionale. Centinaia e centinaia di pachidermi che si trasferiscono da una parte all’altra del parco vale la visita! In questo parco hanno trovato un rifugio sicuro dai bracconieri in cerca di avorio, anche se il pericolo è sempre in agguato.

Ma questa è anche la zona dei Masai, antica tribù distribuita tra il sud del Kenya ed il nord della
Tanzania, da sempre pastori nomadi, caratterizzati da affascinanti ornamenti colorati e vestiti principalmente di colore rosso. I loro villaggi sono costituiti da capanne di fango distribuite in cerchio esternamente a protezione del bestiame posto nella parte centrale.







Lì ancora si accende il fuoco manualmente, la ricchezza si misura in capi di bestiame, la dieta è rigorosamente a base del proprio bestiame e del sangue del proprio bestiame e la bravura degli uomini nelle danze si misura nell’abilità a saltare quanto più in alto possibile.

Seconda tappa: la zona dei laghi.

Passando attraverso al Rift Valley, studiata sui libri di geografia tanto tempo fa (che emozione! Ora la vedo, ora la tocco!), considerata la culla dell’umanità, risalendo verso nord ovest oltre Nairobi, siamo arrivati alla zona dei laghi, 5 in tutto, alcuni di acqua dolce, altri di acqua salata, attraverso colline punteggiate da euforbie di enormi dimensioni, quasi intere foreste!

Noi ci siamo fermati solo a visitare 2 di questi laghi, incredibilmente diversi tra loro, ma molto suggestivi.

Il primo è stato il lago dolce Naivasha, che con i suoi uccelli ed i suoi ippopotami ci ha regalato dei momenti veramente magici in una dimensione quasi preistorica. E pensare che la nostra pubblicità ha dipinto l’ippopotamo come un animale “pacioccone”, un po’ goffo ma tenerone! L’ippopotamo è proprio il contrario e la sera dovevamo essere scortati all’uscita delle camere situate nel parco in riva al lago, onde evitare incontri ravvicinati!




Il lago Nakuru invece penso sia stato lo scopo del mio viaggio. La scena di Meryl Streep con Robert Redford nel film “La mia Africa”, che sorvolano con il loro piccolo aeroplano le rive facendo volare via i fenicotteri rosa, si è impressa nella mia mente. Il lago è salato ed è per questo che vi trovano il proprio habitat naturale i fenicotteri in cerca della loro alga prediletta! Ma oltre a loro, caratteristico di questo parco, è anche il rinoceronte bianco.



Terza tappa: la riserva del Masai Mara.



Abbandonata la zona dei laghi, ultimamente un po’ inquinati dall’uso di pesticidi utilizzati nei numerosi vivai di fiori della zona, abbiamo abbandonato strade asfaltate e ci siamo diretti a sud verso il confine con la Tanzania e siamo arrivati guadando fiumiciattoli con ponti crollati, superando buche nel terreno da ricordare meteore precipitate dal lontano spazio, avvolti dalla polvere della strada, in una delle riserve più emozionanti che abbia mai visto. Non era il mio primo safari, ma l’emozione di incontrare famiglie di leoni che passeggiano indisturbati nella savana, ghepardi sonnacchiosi, carcasse con iene ed avvoltoi vicini è stata veramente unica! Qui si sente la forza della natura, qui è l’uomo che si deve adattare. Sicuramente il safari più emozionante è stato in mongolfiera all’alba. Mai potrò dimenticare la sensazione di volare nel cielo limpido sopra le alture, a tratti aride e a tratti verdi, popolate da animali di ogni genere.










Quarta tappa: Diani Beach.

E dopo alzatacce all’alba, sballottamenti in pseudo strade, finalmente un po’ di riposo lungo la barriera corallina dell’Oceano Indiano kenyota. Sinceramente non consiglio di andare in Kenya solo per il mare: nel mondo ho trovato mari molto più belli. Il fenomeno delle maree qui è molto sentito e se con la bassa marea il mare assume dei colori fantastici, con l’alta marea le acque si intorbidiscono un poco. Comunque alcuni giorni di pieno relax, con lunghissime passeggiate lungo le bianche spiagge, accompagnati da beach boys, che con estrema gentilezza vogliono vendere qualunque cosa possibile e ti salutano allegramente (Jambo!!!!), sono stati proprio quello che ci voleva! La popolazione kenyota è molto gentile, sempre sorridente e molto amica di noi italiani. Infatti tanti italiani vivono qui, principalmente lungo la costa, dove hanno aperto varie attività di tipo turistico.

Ed ora chiudete gli occhi e pensate di essere al cinema. Ora pensate di vedere i titoli di coda del film “La mia Africa”. Ora pensate di ascoltare la sua colonna sonora, magistralmente composta da John Barry…




Testo e foto di Cristiana Fichi







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