Convivono due anime in Giappone: quella buddista e quella shintoista.
E spesso i giapponesi professano entrambe le religioni.
Ne è testimonianza il fatto che, nei luoghi di preghiera, accanto ad un tempio o santuario shintoista troviamo un tempio buddista e viceversa.
Ma quali peculiarità simboliche contraddistinguono queste religioni in Giappone?
Spesso ci siamo occupati di riti di preghiera nei Paesi asiatici, abbiamo spiegato le posizioni di Buddha, abbiamo immortalato alcune immagini di fedeli nel libro Preghiere d'Asia.
Se, ad esempio, in Nepal e Tibet sono famose le bandierine colorate e le ruote di preghiera, in Giappone sono numerosi gli strumenti e i simboli religiosi utilizzati dai fedeli.
L'ingresso ai templi shintoisti è delimitato da torii, i portali sacri del santuario di colore rosso-arancione, riconoscibili dalla forma: due pilastri sostengono una trave orizzontale e concava, le cui estremità fuoriescono dai pilastri, ricurve verso il cielo. E’ il simbolo dell’eterna interazione del mondo umano con il mondo divino posto all’entrata di uno spazio sacro.
Torii di Itsukushima - Miyajima |
Torii di Itsukushima - Miyajima |
Torii di Itsukushima - Miyajima |
Enoshima |
L’origine di questo simbolo è sconosciuta. Si pensa derivi dal mito della dea Amaterasu nel quale il torii era il luogo su cui si posavano gli uccellini. Gli uccelli simboleggiano il contatto tra la Terra e il Cielo, ossia il mondo umano e quello divino.
Subito più avanti rispetto ai torii, troviamo quasi sempre i contenitori di sakè disposti in maniera ordinata e impilati.
Contenitori di sakè - Tempio di Meiji - Tokyo |
Perchè il sakè?
Lo shintoismo nasce come religione animista fortemente legata al mondo della natura, all'agricoltura, alla pesca. Le offerte spesso consistono in riso, prodotto naturale della terra ed il sakè è un liquore derivato dal riso. Spesso poi gli stessi imperatori o gli shogun che regnarono in Giappone erano commercianti di sakè e i contenitori di questa bevanda cominciarono ad essere disposti all'interno dei templi come ringraziamento per l'abbondanza del prodotto.
Procedendo verso l'altare, troviamo i temizuya.
Sono delle fontane munite di strumenti simili a mestoli destinati alla purificazione (tagi). E' necessario bagnare la mano destra facendovi cadere sopra l'acqua presa con il mestolino, poi allo stesso modo la mano sinistra, quindi la bocca che viene risciacquata avendo l'accortezza di gettare l'acqua al di fuori della fontana, per finire si lascia cadere dell'acqua sul manico per consentirne la presa dei fedeli che seguono.
All'interno del tempio altri due strumenti di preghiera: gli ema e lo shimenawa,
Gli ema sono tavolette di legno dipinte offerte come preghiera di buon auspicio o di ringraziamento.
L'origine sembra risalire intorno all'anno 1000.
Gli ema vengono appesi fuori dai templi, così che i kami, gli spiriti o divinità, possano leggerli.
Hanno una forma pentagonale e portano immagini di animali o icone shintoiste. Quasi sempre c’è la raffigurazione di un cavallo, in giapponese “uma”, da cui deriva la parola “ema”, cioè “immagine di cavallo”. I cavalli bianchi venivano offerti ai templi come regali ai kami. I cavalli, quindi, erano considerati dalla popolazione come un qualcosa di divino.
Il cavallo è bianco e, nella religione shintoista e non solo, il colore della purezza: i preti, infatti, indossano abiti bianchi, così come è bianco il gohei, un oggetto cerimoniale del culto shintoista che simboleggia la purificazione. E' rappresentato da una bacchetta o bastone da cui pendono strisce di carta bianca; è il tipico strumento sciamanico usato dai sacerdoti per evocare gli spiriti. Attraverso la danza, i gesti, le formule magiche, e agitando appunto il gohei, lo sciamano può guarire cacciando gli spiriti maligni.Le strisce di carta bianca, su cui vengono scritte frasi di preghiera e buon auspicio appese su apposite strutture, le ritroviamo spesso accanto agli ema.
Lo shimenawa è una grossa corda intrecciata e legata tra due alberi da cui pendono strisce a forma di fulmine e cordicelle a simboleggiare il tutto le forme della nuvola, della pioggia e del fulmine, con preciso richiamo all'origine naturalistica dello shintoismo.
In un santuario shintoista, la preghiera segue uno schema preciso. Si fa un'offerta facendo cadere una moneta all'interno del contenitore posto davanti al tempio. Si fa un doppio inchino e si battono le mani due volte, per richiamare la divinità locale, ripetendo un altro inchino alla fine.
Alcune volte, questo rituale viene preceduto dal suono di una campana tirata dai fedeli mediante una lunga corda.
Abbiamo detto all'inizio che, insieme al santuario shintoista, quasi sempre ritroviamo un tempio buddista.
L'ingresso è preceduto da due grandi statue rappresentanti i guardiani del tempio (nio) preposte a cacciare gli spiriti cattivi.
Davanti al tempio, grandi incensiere dove i fedeli accendono l'incenso tramite i bastoncini.
Il fumo profumato che ne deriva ha un effetto purificatore sul corpo, tanto che alcuni fedeli lo spargono mandandolo con il movimento delle mani verso se stessi, e lo stesso fumo serve a trasportare le preghiere verso il cielo.
Grande Buddha - Tempio di Kotoru-in |
Grande Buddha - Tempio di Kotoru-in |
Grande Buddha - Tempio di Kotoru-in |
Kamakura - Tempio di Kannon |
Kamakura - Tempio di Kannon |
Kamakura - Tempio di Kannon |
Si giunge quindi davanti alla statua di Buddha dove si può fare un'offerta e pregare.
In alcuni templi buddisti, infine, possiamo trovare piccole campanelle che recano legata al battente una striscia di cartoncino che con il movimento del vento produce un suono cristallino. Se le campanelle sono tante, ciò che ne deriva è qualcosa di sublime.
E' quello che abbiamo provato al tempio Kiyomizu-dera di Kyoto, dove decine di campanelle ad ogni soffio di vento producevano un suono così delicato e soave che ci si poteva veramente sentire più vicini al Cielo!
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