"Non vi è posto al mondo dove non vale la pena andare!" (Marcello Sergio) "Non vi sarà mai del bene in un individuo che non viaggia" (Ibn Battuta)
I Giardini Pontifici di Castel Gandolfo (Villa Barberini)
Castel Gandolfo domina dall'alto il cratere del lago di Albano e sorge sul luogo di Alba Longa, città fondata secondo la leggenda da Ascanio, figlio di Enea, resa famosa per la guerra con Roma e il duello fra Orazi e Curiazi. Distrutta poco tempo dopo, non venne ricostruita ma furono risparmiati i templi così che Domiziano costruì la sua villa rispettando il luogo (nucleo centrale dell'odierna Villa Barberini su cui sorse poi la Villa Papale).
Castel Gandolfo prese il nome dalla famiglia Gandolfi nel XII sec., nel 1596 fu incamerato sotto il dominio della Chiesa da Clemente VIII. Divenne soggiorno estivo dei pontefici specie sotto Urbano VIII che vi fece costruire il Palazzo per la villeggiatura e tale è rimasto fino al pontificato di Benedetto XVI. L'attuale Papa Francesco ha rinunciato a soggiornarvi consentendone la visita al pubblico mediante prenotazione.
Il Palazzo Papale venne costruito tra il 1624 e il 1629 sulle rovine del castello Savelli e contemporaneamente l'annesso giardino sulle antiche rovine romane.
La visita si svolge a bordo di un trenino con cui si percorrono i viali e nel giro di un'ora possono essere ammirati alcuni scorci sui parterre fioriti e sugli affacci da cui nelle giornate limpide può essere visto in lontananza anche il mare.
Tra i resti romani sono da ricordare i tratti di costruzione in opus reticulatum, il teatro di Domiziano, statue equestri, fontane, scalinate, antichi orci contrassegnati dalla lupa romana.
Ma il vasto giardino deve la sua bellezza ai suoi terrazzamenti ed aiuole fiorite e disegnate ad arte.
Il giardino è adornato da bellissime siepi di bosso e da numerosi alberi di leccio, entrambi legati alla simbologia cristiana ed esoterica.
A cominciare dallo stemma di Papa Francesco che reca, oltre la dicitura "miserando atque eligendo" ("guardò con misericordia e scelse"), una stella e un fiore di nardo.
La stella nella tradizione araldica simboleggia Maria, mentre il fiore di nardo nella simbologia ispanica e nell'iconografia classica rappresenta S. Giuseppe. Questi simboli richiamano la devozione del Papa alla Sacra Famiglia, intesa come rappresentazione di Gesù insieme alla Vergine e S. Giuseppe.
Il bosso è un arbusto sempreverde con cui vengono quasi sempre definiti i contorni dei giardini sotto forma di siepi. Il suo legno è molto facile da lavorare e le foglie hanno proprietà medicinali, pur essendo tossiche allo stato puro.
Il bosso era sacro alla dea romana Cibele (con il legno di bosso erano infatti costruiti i flauti che venivano suonati durante le feste in onore della dea) ed è simbolo, insieme ai cipressi, di immortalità.
Il leccio è l'albero più importante della macchia mediterranea, dalla Palestina alla Spagna passando per l'Italia, dove trova la migliore espressione climatica ed ornamentale. E' molto facile da replicare, cresce molto facilmente ai nostri climi e per queste sue caratteristiche fu dedicato al dio Pan, simbolo di fecondità della natura.
Nella cristianità si crede che il leccio abbia fornito il legno per la croce di Cristo e quindi fu considerato a lungo come l'albero di Giuda. Tuttavia, nella successiva tradizione francescana, si dice che il leccio fosse caro a Gesù perchè fu l'unico albero a sacrificarsi per la sua morte e redenzione e proprio sotto un leccio appare al beato Egidio.
All'interno dei giardini di Castel Gandolfo trova dimora un leccio di 800 anni, forse uno dei più vecchi di tutto il mondo!
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