ROMA: street art! (12) - S. Maria della Pietà


In zona Roma nord sorge uno dei complessi architettonici più discussi della Capitale per il suo utilizzo che ne venne fatto fino a pochi anni fa: il S. Maria della Pietà, più conosciuto come ex-manicomio. All'interno del parco da alcuni anni sono esposte ed ospitate alcune opere di street art.






Il progetto di realizzazione di un ospedale psichiatrico a Roma prende origine già nel 1548 ad opera dei Gesuiti che in vista del Giubileo del 1550 decisero di realizzare un nosocomio dove accogliere i pellegrini e i poveri che si recassero a Roma per pregare, in zona piazza Colonna.
Nel 1572 il nosocomio venne destinato non solo ai poveri ma anche ai "pazzerelli", quindi alle persone bisognose di cure per malattie mentali. Nel 1623, nell'ambito delle "barberiniane" (regolamenti adottati dal Card. Francesco Barberini) la destinazione dell'ospedale fu indirizzata più specificamente alla cura delle malattie mentali.
Nel 1725 fu spostato in zona via della Lungara e solo nel 1913 con le disposizioni del senatore Cencelli fu realizzato nell'attuale sede sulla collina di Monte Mario.
Il complesso che si estende per 12 ettari è costituito da una serie di padiglioni a destra e sinistra rispetto ad un asse centrale. I padiglioni erano destinati, in maniera separata tra quelli di destra e sinistra, agli uomini e alle donne. Un padiglione era destinato ai bambini fino ai 14 anni.

Nel 2015 con il progetto "Caleidoscopio" si diede origine alla riqualificazione del complesso attraverso le opere murarie di alcuni artisti.
Il primo murale che possiamo vedere in prossimità dell'entrata del Parco si richiama all'opera del 1523 di Caroto raffigurante un giovane con disegno. In questo caso, come nell'opera originale, si voleva rappresentare un giovane affetto da sindrome da "deficit di attenzione", con espressione piuttosto tipica.



Come pure destinata al mondo giovanile l'opera dal titolo "Pensieri di bimba", dove lo sguardo sognante della ragazza vuole esprimere il desiderio di quello che lei vorrebbe essere nella sua vita da adulta.



I murales sono sparsi un po' ovunque nel Parco, alcuni decorano le facciate delle palazzine ora destinate ad ospitare ambulatori e uffici della Azienda Sanitaria Locale, altri le costruzioni destinate alla logistica.








Negli anni in cui il manicomio era aperto, i malati mentali vivevano come reclusi e la loro custodia era affidata soprattutto agli infermieri che custodivano le chiavi delle porte e dei cancelli destinati alla detenzione vera e propria delle persone malate.
Al concetto di "chiave" è dedicata l'opera qui sotto fotografata.







L'opera riprende anche il concetto della "finestra" da cui vedere il mondo e al quale si richiamano i versi di Alberto Paolini che fu ricoverato per molti anni in questo ospedale psichiatrico: "perchè fisso lo sguardo spingi di tra le sbarre di quella finestra povero pazzo? speri forse di rivedere qualcuno dei tuoi?....". 








Segue l'opera "Abbracci-ami"










L'opera "Le voci degli amanti" rappresenta un intreccio di mani che si cercano, si sfiorano, si toccano alla ricerca di una "consolazione" interiore.







L'opera "Ascolto fetale" vuole raffigurare il recupero dell'ascolto nei confronti dei pazienti affetti da malattie mentali, in una struttura che per anni è stata sorda alle richieste di aiuto di queste persone.
Un "ascolto" spesso conservato nei racconti che i pazienti facevano agli infermieri e che questi riportavano sul proprio taccuino detto "la vacchetta" (dal materiale in pelle di mucca).












L'opera "Le cose che non si vedono" raffigura volti, figure nude, che si fanno strada attraverso uno sfondo nero e che urlano la voglia di uscire dal loro isolamento, o meglio "entrare fuori" dallo spazio in cui sono relegate.
In quest'opera sono rappresentati i pazzi come figure alienate che guardano il vuoto e si tappano le orecchie.







Il Parco di S. Maria della Pietà è aperto al pubblico e offre un'ottima opportunità per scoprire aspetti e particolari artistici e storici spesso poco conosciuti.




La mappa completa del Progetto Caleidoscopio




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