10 cose da vedere (e da fare) in... MONGOLIA!



E finalmente, dopo un odisseico viaggio (che forse un giorno racconterò), riesco ad arrivare ad Ulan Bator, capitale della Mongolia, giusto in tempo per iniziare un tour che mi porterà alla scoperta della cultura mongola, dei suoi paesaggi e dei suoi luoghi più suggestivi.








La Mongolia conta circa 3 milioni e mezzo di abitanti di cui mezzo milione vive ad Ulan Bator. La popolazione è per l'85% buddista, 10% sono cristiani e 5 % musulmani.

Vi sono 21 regioni con 18 etnie differenti, gli anni di scuola sono 12, lo stipendio medio é di circa 800€ al mese.

Ulan Bator, che deve il nome ai sovietici che conquistarono il territorio mongolo (vuol dire infatti “eroe rosso"), é la capitale della Mongolia dal 1624, risente oggi di una tendenza alla modernità e alla occidentalizzazione nella realizzazione di palazzi, grattacieli, hotel e ristoranti di un certo livello.

Cominciamo la visita con il monastero Gandan Tegchenling (che significa “grande luogo della gioia completa"). Costruito nel 1838, é uno dei più importanti del Paese e sicuramente uno dei luoghi più interessanti della città. Qui si trovano alcuni templi buddisti con le caratteristiche costruzioni, innumerevoli raffigurazioni di Buddha, oltre a zone dedicate esclusivamente alla preghiera dei monaci. All'interno del monastero si trova anche il collegio di filosofia e l'Università buddista.






























Nucleo centrale della città é Piazza Sukhbaatar, dedicata all'eroe rivoluzionario che nel 1921 dichiarò l'indipendenza della Mongolia dalla Cina. Al centro della grande piazza sorge la statua in bronzo a lui dedicata ma l'imponente costruzione in marmo dedicata nel 2006 a Gengis Khan per gli 800 anni dalla sua incoronazione ne domina l'intera visione. Qui si trova anche il Palazzo del Governo e sui lati il Palazzo della Cultura, la Borsa valori, il Teatro dell'Opera con il suo caratteristico colore rosa.

Nella piazza principale é abitudine degli abitanti festeggiare ricorrenze in abiti tradizionali con rituale foto di gruppo, oltre all'immancabile sposa in abito bianco.


















Poco distante il Museo Nazionale di Storia mongola che ci consente di fare un viaggio dal neolitico fino ai nostri giorni attraverso il ritrovamento di oggetti preistorici e ripercorrendo soprattutto le fasi di dominio dell'impero mongolo sotto la guida di Gengis Khan. Il museo ci porta alle fasi di occupazione sia cinese che sovietica fino all'indipendenza del 1921. Le ultime stanze sono rappresentative dell'influenza socialista della Russia.
















Circa 80 km al di fuori della città si trova il grande monumento dedicato a Gengis Khan, una statua in acciaio alta 46metri che domina una intera vallata circondata dalle sue catene montuose.

















Un altro monumento importante é la Zaisan Peak,o meglio la Statua della Fratellanza che domina una zona della città e da dove si può ammirare un notevole panorama. Questo monumento fu dedicato nel 1950 alla commemorazione del fraterno aiuto russo alla popolazione mongola contro l'invasione giapponese.











Con un volo di circa un'ora arriviamo a Guvan Saikan per cominciare a scoprire uno dei volti più caratteristici della Mongolia, l'aspetto paesaggistico rappresentato dal Deserto del Gobi.

É forse la parte più piacevole, affascinante e gratificante del viaggio, dove le parole sono inutili e insufficienti a descrivere quello che appare ai nostri occhi. Forse solo l'immagine fotografica può riuscirvi.

















All'ingresso del Parco Nazionale si trova un museo con la rappresentazione degli animali che si possono trovare e incontrare nel deserto, ma a noi interessa vedere il paesaggio e quindi ci inoltriamo all'interno della cosiddetta “Gola dell'avvoltoio" e con una passeggiata di circa 3 chilometri raggiungiamo il punto più stretto dove sgorga una rilassante cascatella. Tutto intorno é paesaggio da vivere.
















Abbiamo anche la fortuna di assistere ad una tradizionale festa mongola dove vengono svolte tre gare: la lotta, il tiro con l'arco e la corsa con i cavalli, preceduta da balletti in abiti tradizionali.


































Ma ci attende un'altra meraviglia naturale: le Colline fiammeggianti di Bayanzag.

Si tratta di un profondo canyon suddiviso in più parti che è possibile scalare per poterlo osservare dall'alto.
Quello che colpisce è il caratteristico colore rosso della roccia che con le luci del tramonto sembra veramente prendere fuoco. Poco distante andiamo a vedere un caratteristico tipo di albero che sopravvive al deserto e che si sta cercando di proteggere dall'utilizzo che ne fanno i nomadi per produrre legna da ardere piantandone di nuovi.




















Dalla piana di Bayanzag godiamo di uno spettacolare tramonto!








La sera la trascorriamo nella caratteristica ger, la tenda nomade che costella l'intera steppa mongola e che rappresenta la tipica abitazione dei nomadi mongoli. E dopo aver osservato le stelle che qui sembrano più numerose che dalle nostre parti, non possiamo non svegliarci presto per ammirare l'alba nel deserto del Gobi!














Freschi e riposati, si fa per dire, partiamo alla volta delle dune di sabbia di Kongor, una distesa di 200 km di sabbia bianca con picchi di 300-400 metri che in alcuni punti é possibile scalare.

E non possiamo non farlo! La fatica e lo sforzo fisico sono notevoli, forse non si immagina quanto può essere difficile scalare la sabbia con pendenza notevole, ma la soddisfazione quandosi é arrivati in cima alla duna non ha prezzo!































Per riprendersi dalla fatica facciamo una sosta per pranzare in una tenda ger dei nomadi e qui la famiglia ci fa vedere come prepara i famosi ravioli di pasta con la carne di pecora cotti a vapore preceduti dall' offerta di latte di giumenta e dolcetti tradizionali.



















Per digerire i ravioli di pecora non c'è cosa migliore che fare una cammellata (!) alla scoperta di un paesaggio che personalmente ha ricordato il famoso “horse shoe“ del Lake Powell in Usa.















Il giorno dopo riprendiamo l'aereo e torniamo ad Ulan Bator per proseguire verso la regione del Karakhorum.















Ci spostiamo quindi in un nuovo campo ger nel Parco Nazionale di Khungnukan per visitare il Monastero buddista di Erdene Khamba. Si trova in mezzo alle montagne di roccia che rendono il luogo ancora più incantevole e affascinante e si può capire come sia comune a tutte le religioni trovare ispirazione e meditazione nei posti più reconditi e lontani dalla confusione.

È visibile sia il nuovo monastero con le sue stupe che le rovine dell'antico e abbandonato monastero buddista.






















Nel silenzio rotto solo dai nitriti dei cavalli, dal belare delle pecore e dal volo degli aironi, abbiamo la fortuna di assistere ad uno spettacolare tramonto che ci riempie il cuore di gioia!






















E con negli occhi ancora i colori del tramonto ci spostiamo verso l'antica capitale della Mongolia, Karakhorum.

Qui visitiamo il Monastero buddista di Erdene Zu, nato sulle rovine della città antica di Karakhorum e caratteristico per le sue 108 stupe che ne rappresentano una sorta di cinta muraria.



























Visitiamo il Museo con i reperti della vecchia città e poi un giro nel mercato locale, dove chi deve fare acquisti può trovare di tutto... e farsi anche i capelli!










Sulla collina che domina la valle dove sorgeva l'antica capitale, si trova un simbolico pene gigante in marmo voluto anticamente da un editto buddista per evitare che i monaci potessero fare sesso. Oggi viene visitato soprattutto da chi ha desiderio di avere figli, essendo diventato simbolo di fertilità. Sempre sulla stessa collina si trova una delle tartarughe in pietra che rappresentavano la “longevità “ nella tradizione mongola di Karakhorum.










Non siamo per niente stanchi di vedere paesaggi e così ci spostiamo verso la Valle dell'Orkhan dove si stagliano altre dune di sabbia, più basse, facilmente accessibili ma ugualmente incantevoli.















Con gli occhi ancora pieni dei paesaggi visti e vissuti, torniamo ad Ulan Bator per visitare il Palazzo d'inverno di Bogd Khan, che qui vi fondò anche un monastero buddista.














E concludiamo il nostro tour con uno spettacolo di arti musicali e teatrali mongolo.
























Come non parlare di alcuni piatti tipici mongoli. La fa da padrone la carne di pecora, agnello e pollo, le verdure, i tipici ravioli.
Caratteristico e particolare il tè al latte salato o un dolce fatto interamente dalla parte grassa del latte addolcito da uvetta passa.
Il pasto è accompagnato quasi esclusivamente dal tè, difficilmente si beve acqua durante il pasto.







Il nostro viaggio si conclude con la consapevolezza di aver visitato un Paese lontano, quasi mitico, che a volte può scoraggiarci dal visitarlo proprio per la sua lontananza.
Porteremo nel nostro ricordo e nel cuore la bellezza dei paesaggi della Mongolia vastissimi e incontaminati, i colori delle albe e dei tramonti, il verde delle colline, il rosso delle rocce, il giallo del deserto, ma anche i sorrisi e i volti di persone a noi lontane ma che al tempo stesso sono a noi molto vicine nell'animo.













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