Racconti di viaggio

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SRI LANKA: Perla dell'Oceano Indiano


Il nostro viaggio in Sri Lanka inizia con l'arrivo all'aeroporto di Colombo alle 6 di mattina. Qui incontriamo la nostra preziosissima guida Mister Sylvester (detto "gatto Silvestro") che, con la sua simpatia, ci accompagnera' alla scoperta di questo fantastico Paese.
Il nome Sri Lanka vuol dire "terra splendida", nel senso di ricchezza, fertilita' e questo lo si puo' notare osservando la natura rigogliosa. Iniziamo subito il tour dirigendoci verso Habarana, dove sosteremo per due notti.
Lungo il tragitto abbiamo modo di notare che il traffico non e' cosi' caotico come in India, anche se lo stile di guida e' molto simile con un uso del clacson insistente e sorpassi che definiremmo azzardati, ma che qui sono normali: il senso di marcia e' a sinistra come in Gran Bretagna.
La strada e' costeggiata perennemente da palme di cocco, alberi di anacardi, piantagioni di ananas, risaie: una natura prorompente che giustifica il nome di "terra splendida". Dopo una breve sosta in albergo, ci viene proposto un piccolo giro su un carro trainato da buoi per inoltrarci in questa natura rigogliosa e cosi' abbiamo modo di attraversare campi coltivati a risaie e poi un fiume con una tipica barca a remo per arrivare in un minuscolo villaggio dove ci viene offerta della focaccia appena cotta a legna con del riso speziato, del te' servito in un guscio di cocco e dei tipici dolcetti fatti sempre con farina di cocco.
La mattina seguente siamo pronti per la visita di Polonnaruwa, la seconda capitale dello Sri Lanka, ma prima facciamo una sosta presso una fabbrica di mobili e oggetti in legno dove abbiamo modo di ammirare la bravura degli artigiani nella lavorazione di diversi tipi di legno, dall'ebano al tek, al mogano. Ci viene fatta scoprire la caratteristica di un tipo di legno chiamato "patanghi" (legno arcobaleno) la cui polvere immersa in acqua calda cambia colore a seconda della sostanza con cui viene mescolata, dal rosso iniziale al giallo con limone, al viola con calce viva, al verde con miele, al blu con olio di sandalo.
Arriviamo a Polonnaruwa per visitare il Palazzo Reale Visayantha pasada (1153-1186) a 7 piani con le sue 1000 stanze, di cui molte adibite a magazzini, di cui rimangono pero' solo alcune rovine. Vi regnò Re Parakramabahu il Grande. Fu saccheggiato per tre volte durante l'invasione indiana intorno al 1170.
All'interno del vasto complesso archeologico e' possibile visitare la "sala delle udienze" del Re con numerose colonne decorate ancora intatte, la piscina del re, la scala originale in granito rosso. Sono presenti anche alcuni Templi, tra questi un Tempio Indu' con un ambiente in cui e' custodito il cosiddetto "pene di Shiva", un blocco di granito a forma fallica, simbolo di fertilita'.
E' possibile vedere il Tempio Quadrato di Budda con all'interno alcune statue a cui sono stati rubati gli occhi rappresentati da pietre preziose di enorme valore, il Tempio Vatadage con 4 statue di Budda rivolte ai 4 punti cardinali, il Tempio Hatadage, ossia costruito in 60 giorni. Una grande pietra rettangolare rappresenta il Gal Pota (Stone Book - libro di pietra) dove in lingua sanscrita sono espresse le regole di vita dei monaci buddisti tra cui i 5 comandamenti: non rubare, non uccidere persone o animali, non dire bugie, non bere alcol, non fare sesso con le donne.
Sempre all'interno del complesso archeologico, poco piu' distante, si trova il Tempio di rocce con grandi statue di Budda in 3 diverse posizioni ("meditazione", con palmo della mano destra rivolto in avanti, "disastro", con braccia conserte e incrociate sul petto e "morte", con Budda rappresentato sdraiato su un fianco con l'alluce del piede destro sporgente in avanti).
Il nostro tour prosegue con la visita di uno dei luoghi piu' rappresentativi dello sri Lanka: Sigiriya. Il termine significa "roccia del leone", essendo costituito da un promontorio di roccia cui si accede dopo una salita di 1200 gradini. La fatica vale l'impresa! Sulla roccia, perfettamente conservati, vi sono numerosi affreschi rappresentanti eleganti figure femminili, alcune bellissime nella loro nudita'.
Da notare la grazia di questi dipinti ed il sistema di levigatura a specchio della roccia per poter fare osservare di riflesso i dipinti al re e alla regina nelle ore in cui il sole vi batteva contro. Il panorama dal promontorio di oltre 300 metri e' spettacolare estendendosi lo sguardo sui sottostanti giardini del parco di Sigiriya.
Dopo un'ulteriore scalata di qualche altra decina di gradini, si arriva sulla sommita' della roccia e del sito archeologico ed e' una grande soddisfazione salire sugli ultimi 2 gradini in pietra di marmo.
Lo Sri Lanka e' famoso anche per la lavorazione dei batik. Dapprima viene fatto il disegno sulla stoffa in cotone o in seta, quindi con uno strumento tipico a forma di pennino viene colata la cera sui contorni del disegno che dovranno rimanere bianchi. Il tessuto viene quindi immerso in acqua calda contenente naftalina per fissare il colore che dovra' assumere il batik. L'ultimo passaggio consiste nell'immergere il dipinto in acqua bollente che avra' la funzione di sciogliere la cera, evidenziando il disegno. Un'operazione molto delicata e paziente dai risultati, pero', sorprendenti.
Il nostro tour prosegue a Dambulla dove si trova uno dei Tempi buddisti piu' importanti dell Sri Lanka, il "Golden Temple". Vi si trovano 150 statue di Budda rappresentate nelle diverse posizioni.
Classicamente le posizioni di Budda visibili in Sri Lanka sono 7. Le prime 3 (meditazione, disastro e morte) le abbiamo ritrovate nel complesso di Polonnaruwa.
La posizione di meditazione puo' essere rappresentata anche con Budda seduto e con le mani adagiate, con il palmo verso l'alto, sulle gambe.
Esistono altre 3 posizioni: "filosofia" con indice e pollice della mano destra chiusi e rivolti in avanti e "riposo" in cui Budda e' rappresentato sdraiato con i piedi allineati senza sporgenza dell'alluce destro.
Una sesta posizione la ritroveremo nel Tempio di Kandy in cui la mano destra di Budda viene a contatto con la terra.
Una settima posizione e' visibile ad Anuradhapura, la prima capitale dello Sri Lanka a rappresentare Budda ad occhi chiusi per una settimana in meditazione sulle sorti del mondo.  

Nel Tempio di Dambulla e' visibile anche il miracolo del vaso d'acqua che raccoglie le gocce provenienti dalla montagna, ma non trabocca mai!
Un altro elemento importante che si trova nei Tempi buddisti e' la bandiera a cinque colori: il blu a simboleggiare i capelli di Budda, il rosso il sangue , il giallo la pelle, il bianco i denti, l'arancione il vestito.
Dirigendoci verso Kandy, abbiamo modo di ammirare il Giardino delle spezie di proprieta' del Governo dello Sri Lanka, centro di medicina ayurvedica, il Tempio di Budda sulla roccia ad Aluvihara e il Tempio Indu' Muthumariamman a Matale.
A Kandy abbiamo il piacere di assistere ad uno spettacolo di balli folcloristici cingalesi della "Kandy lake club dance ensemble". Al termine dello spettacolo assistiamo anche alla camminata sui carboni ardenti da parte di due componenti del gruppo folcloristico!
Ed eccoci ad uno di momenti piu' importanti del nostro viaggio: la visita del Tempio di Budda a Kandy. Questo Tempio e' famoso perche' contiene una stupa in oro massiccio dove e' custodito il "dente di Budda".
Ogni anno viene organizzata una festa con danze e musiche durante la quale la stupa contenente il dente sacro viene portata a dorso di un elefante per le strade della citta'. Ogni 5 anni la stupa d'oro viene aperta ed e' possibile ammirarne il contenuto.
Sono migliaia i fedeli buiddisti che si mettono religiosamente in fila per vedere la stupa d'oro che ogni mattina alle 9.30 viene esposta. Ci mettiamo in fila ed attendiamo insieme ai fedeli, muniti di piccoli cestini pieni di fiori votivi, questo momento, scandito dal ritmo dei tamburi e dei flauti. Dopo la visita al tempio di Kandy procediamo verso il Giardino Botanico, dove possiamo ammirare centinaia di specie di orchidee e verso l'Orfanotrofio degli Elefanti di Pinnawala. Qui vengono nutriti ed allevati i piccoli di elefante rimasti orfani in seguito alla morte dei genitori per cause naturali o dovute ad episodi di bracconaggio.
Alle 13.15 tutti i giorni e' possibile dare ai piccoli elefanti il latte mediante bottiglie simili a biberon - circa 7 litri per cinque volte al giorno. Intorno alle 14, gli elefanti vengono condotti presso un vicino fiume per fare nell'arco di un paio d'ore il bagno! E' uno spettacolo unico, sembra di trovarsi nel pieno di un safari fotografico africano.
Presso uno dei tanti negozietti lungo le strade di Pinnawala scopriamo una bottega in cui viene prodotta carta, utilizzata per fare quaderni, calendari e qualsiasi altro oggetto simile con la lavorazione degli escrementi di elefante, che, cibandosi principalmente di cocco, producono una grande quantita' di fibra; da notare che la carta cosi' prodotta non ha cattivo odore!
Ci dirigiamo verso la capitale Colombo. Lungo la strada notiamo che presso alcuni paesini sventolano bandiere e striscioline colorate appese a fili che vanno da un lato all'altro della strada. La nostra guida Silvestro ci spiega che si tratta di un'indicazione di funerale e ogni colore indica l'appartenenza religiosa del defunto: nero per i cristiani, bianco per i buddisti, arancio per i monaci buddisti, viola se si tratta di un esponente politico del governo, verde se dell'opposizione. Lungo il tragitto attraversiamo il paese di Wewaldeniya rinomato per la lavorazione del rattan, Pasyala per la raccolta di anacardi che vengono venduti lungo la strada dalle donne e ragazze del paese, Yakkala rinomato per la raccolta di ananas.
Arrivati a Colombo ci rendiamo conto che il traffico e' notevolmente aumentato ed ancora piu' caotico. La capitale conta circa 2 milioni di abitanti ed e' suddivisa in 15 quartieri, di cui il piu' elegante e' il settimo con numerose ville in stile coloniale inglese.
Facciamo un rapido "sightseen tour" visitando il Monumento per l'Indipendenza ottenuta il 4.2.1948, la residenza del sindaco (detta "Casa Bianca" per la somiglianza con quella americana) e l'Auditorium a forma di fior di loto.
Lungo la strada che ci portera' alle spiagge abbiamo modo di fare un piacevole giro in barca sul Madu River, un fiume con 21 isole, su una delle quali e' situato un tempio buddista, dove un monaco, recitando una preghiera, ci applica al polso il tipico braccialetto di fili bianchi che porteremo per 3 notti e che poi, una volta tolto, disperderemo in mare.
Un momento triste della nostra vacanza e' rappresentato dal passaggio lungo Peraliya dove si trovano due Monumenti in ricordo delle oltre 50.000 vittime dello tsunami del 26 dicembre 2004, uno rappresentato da una stele commemorativa, l'altro buddista, regalo dei giapponesi. Ci viene anche indicata una scuola ricostruita grazie all'opera della Protezione Civile Italiana. E' un momento di profonda commozione.
Ma lo Sri Lanka non e' solo natura, cultura, cortesia delle persone con il loro inchino a mani giunte in segno di saluto, ma e' anche mare! Ed allora eccoci giunti ad Hikkaduwa, dove su una spiaggia dorata ricca di palme da cocco trascorreremo gli ultimi giorni di vacanza in completo relax, godendo di spettacolari tramonti!
Ma un’ultima sorpresa ci viene riservata dalla nostra preziosa guida Silvestro: accompagnandoci in aeroporto per il viaggio di ritorno, siamo ospiti a casa sua per il tempo di bere un caffe’ fatto con una Moka espresso italiana e questo e’ il miglior modo per salutare lo Sri Lanka e la gentilezza dei suoi abitanti!




IRLANDA - LE ISOLE ARAN


Negli ultimi anni il turismo ha valorizzato le bellezze naturalistiche e culturali dell’Irlanda, rappresentate da Dublino, Galway, l'anello del Kerry, Sligo. Tra le destinazioni un tempo meno conosciute, ma che vengono ora visitate frequentemente, vi sono le isole Aran.
Posizionate in pieno Oceano Atlantico sulla costa occidentale nella baia di Galway, sono tre isole, di cui la più grande, Inishmore, è la più visitata.

Da un punto di vista storico, le isole Aran presentano alcuni aspetti peculiari rispetto al resto dell’Irlanda, grazie proprio alla loro posizione ed alla difficoltà a raggiungerle, nei secoli scorsi.
Ad esempio, nel corso della grande carestia che colpì l’Irlanda nel 1845, la popolazione delle isole Aran riuscì a sopravvivere meglio rispetto al resto dell’Irlanda dove vi furono migliaia di morti.
In quel tempo un fungo parassita infestò le coltivazioni di patate che rappresentavano in Irlanda il principale cibo con cui alimentarsi. L’esercito inglese mandato a difendere i territori dei latifondisti ebbero l’ordine di sparare su chiunque tra i contadini irlandesi cercasse di cacciare animali o pescare il pesce dell’Oceano, costringendo così la popolazione a morire di fame, non potendo alimentarsi con le patate.
Sulle isole Aran, complice la difficoltà legata alla sua posizione sperduta, i soldati inglesi non rimasero a lungo e la popolazione riuscì a sopravvivere.

Ad Inishmore è d’obbligo una visita alla fortezza di Dun Aengus che domina sulle spettacolari scogliere. Risalente all’età del ferro si trova a picco sul mare.
Vi si può arrivare tramite un pulmino oppure noleggiando le numerose biciclette. L’ultimo tratto è raggiungibile anche mediante un pittoresco calesse.
Lungo il percorso è possibile fermarsi per un foto-stop per ammirare le foche sulla Seal Colony.


Le isole Aran sono rinomate anche per la lavorazione dei maglioni in lana. Questi maglioni venivano lavorati dagli stessi pescatori, mentre le donne avevano il compito di filare la lana, ed hanno tuttora la caratteristica di resistere al vento ed all’acqua risultando idrorepellenti. La lavorazione è particolare ed i motivi richiamano quelli originali di un tempo che servivano a riconoscere le diverse famiglie degli abitanti dell’isola, nel caso in cui un pescatore fosse morto in mare e poi fosse stato ritrovato il corpo.


In queste isole fu anche girato un film “The man of Aran” di Flaherty del 1934 che raccontava la vita che si svolgeva sulle isole a quei tempi. Ancora oggi è aperto un cottage in cui viene proiettato il film ogni mese.
La popolazione oggi si è attrezzata per ricevere i numerosi turisti che arrivano quasi tutti i giorni nei mesi estivi.
Sono stati aperti diversi negozi, bar ed un supermercato; è presente anche un ufficio postale dove è possibile far apporre il timbro sul passaporto, ed una banca.

E’ sempre bene attrezzarsi per la pioggia ed il vento che sono ospiti pressocchè quotidiani in Irlanda, ma bisogna dire che durante i giorni della nostra visita il clima è stato mite con sole, nuvole passeggere e solo qualche minuto di leggera pioggia.

L’Irlanda è rinomata per i suoi piccoli paesi, rappresentati nelle loro peculiarità dal grande poeta William Butler Yeats, le cui poesie sono state musicate da Angelo Branduardi e di cui mi piace ricordare un brano in particolare: http://www.youtube.com/watch?v=D4aZjqS2ou0

Ma non si può dire di aver visitato l’Irlanda se non si è passati per le isole Aran!

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AUSCHWITZ


Descrivere un viaggio, anzi un “pellegrinaggio” ad Auschwitz, non è semplice perchè è un luogo che ha segnato la storia dell’umanità, su cui tanto si è scritto ed ovunque possono essere trovate notizie a riguardo.
Proverò quindi, brevemente, a descrivere alcune osservazioni e sensazioni personali.


Partendo da Cracovia, non troverete mai l’indicazione stradale per Auschwitz, ma la direzione che seguirà la vostra guida o che dovrete seguire è quella verso Oswiecim (che per assonanza, nella pronuncia, richiama il nome di Auschwitz).
Il perchè non esista un’indicazione stradale con quel nome è già indicativo del  fatto che, evidentemente, nella popolazione locale il ricordo, ineluttabile, di quel luogo evoca dolore e quindi si cerca in tutti i modi di evitarne la rappresentazione. Solo in prossimità del parcheggio troveremo l’indicazione per l’ingresso al Museo.


Una volta entrati ed oltrepassato il limite segnato dall’iscrizione “Arbei macht frei” (“Il lavoro rende liberi”) lo stato d’animo del visitatore cambia: risalta un particolare silenzio e tristezza, di solito rari in un gruppo numeroso di turisti.
Ricordo solo alcuni dati impressionanti di cosa fu Auschwitz dal 1940 al 1945:
giugno 1940: inizio della deportazione di 140-150 mila ebrei polacchi;
giugno 1941: inizio della deportazione di 25 mila prigionieri ebrei di varie nazionalità;
estate 1941: inizio della deportazione di 15 mila ebrei sovietici;
marzo 1942: deportazione di massa di 1 milione e 100 mila ebrei europei - diventa il sito di uccisione di massa piu’ grande della storia;
febbraio 1943: deportazione di 23 mila zingari


La visione di alcuni “binari morti” circondati da filo spinato, segnali di “ALT” con l’immagine di un teschio, fanno già comprendere cosa poteva essere l’arrivo di queste povere persone nel campo.


Alcune foto in bianco e nero di bambini e neonati in braccio alle madri appena scese dai treni, esposte all’interno del museo, cominciano a suscitare forti emozioni.
Durante la visita vi è un progressivo impatto emotivo nel vedere, esposti nelle stanze di quelli che erano i “blocchi” numerati del campo di concentramento, intere cataste di barattoli che contenevano il gas letale che veniva utilizzato, quindi intere stanze occupate dalle valigie con cui i prigionieri arrivavano.


Un’intera teca contiene gli occhiali dei deportati, i pettini ed i pennelli da barba, una stanza profonda racchiude le stoviglie che venivano utilizzate.
Un’intera stanza contiene migliaia di scarpe, di tutti i tipi e di tutte le misure e quelle che suscitano la maggiore emozione e rabbia sono quelle dei bambini e dei neonati.


Non è sfuggita, almeno alla mia osservazione, la vista di una scarpa femminile con il tacco rosso che spicca nel grigiore e nelle tonalità del marrone di tutte le altre.
Ed allora come non può tornare alla mente il ricordo struggente della bimba con il cappotto rosso, unica immagine a colori del film “Schindler’s list” di Spielberg?


Ma il momento più impressionante, dal punto di vista emotivo, è quando si entra nella stanza contenente una quantità inverosimile di capelli ammassati come se fosse lana, dove variano le tonalità di castano, dal più chiaro al più scuro, al biondo, in alcuni casi ancora in forma di treccia femminile. Questa immagine, a mio giudizio, rappresenta il vero “pugno allo stomaco” della visita ad Auschwitz.


Non vi fu pietà, non vi fu compassione e rispetto della vita umana ed è giusto concludere questo breve racconto di viaggio con la frase di  George Santayana che campeggia in uno dei “blocchi”: “The one who does not remember history is bound to live through it again”.

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PERU': magia Inca

Il nostro tour prevede un itinerario attraverso alcune tra le localita´ piu’ importanti e rappresentative del Peru’.

Questa Nazione negli ultimi anni ha avuto una stabilizzazione politica e una discreta crescita economica sfruttando soprattutto le risorse del territorio. Il Peru’ infatti rappresenta il 4 produttore di oro al mondo ed il 2 di argento e rame.

Il viaggio inizia naturalmente dalla capitale Lima.

Nove milione di abitanti rispetto ai 30 milioni dell’intera nazione, Lima e’ suddivisa in 47 quartieri, ognuno dei quali ha un suo sindaco. Attualmente vi e’ un Sindaco principale, per la prima volta di sesso femminile.
Atterrati all’aeroporto di Lima, situato nella zona del porto, veniamo subito sorpresi da un forte odore di pesce! Ci viene spiegato che e’ dovuto alla produzione della “farina di pesce”, prodotto tipico di essiccazione peruviano.
Le condizioni meteorologiche a Lima sono molto particolari. Qui non esiste il cielo azzurro! Si dice che il colore del cielo a Lima e’ simile a quello della “pancia di asino”, cioe’ grigio (Lima e’ detta anche “la citta´grigia”), vi sono quasi sempre le nuvole, ma non piove mai! e quando si dice mai e’ proprio mai! L’ultima pioggia abbondante risale a circa 40 anni fa.
Queste condizioni climatiche sono dovute all’umidiá´ proveniente dall’Oceano Pacifico su cui si affaccia Lima.

Non vi sono metropolitane ne’ ponti, il trasporto pubblico si serve di caratteristici bus colorati.
Il centro storico di Lima e’ costituito dalla Plaza Mayor dove e’ possibile vedere la Cattedrale di S. Giovanni Evangelista del 1535, quando Francisco Pizarro vi pose la prima pietra, il Palazzo Presidenziale, la Casa del Oidor, la piu’ antica costruzione di Lima, il Palazzo dell’Arcivescovado, il Palazzo Municipale.

La Cattedrale, unica tra le costruzioni della Plaza visitabile, accoglie la tomba di Pizarro ed e’ costruita con colonne ed architravi in legno. Cio’ ha reso possibile la conservazione nei secoli, resistendo ai numerosi terremoti che si verificano in Peru’.

Anche il Convento Francescano, poco distante dalla Cattedrale, e’ costruito con mattoni di una pietra locale detta “adobe”,  realizzati con terra, paglia e altro materiale che lasciato ad essiccare li rende resistenti alle vibrazioni sismiche permettendo minimi spostamenti senza che si verifichino crolli.

Notiamo infatti che alcuni punti delle pareti del Convento presentano delle curvature dovute alle scosse di terremoto, ma non sono pericolanti. Questo tipo di mattone rappresenta anche un buon isolante termico.

Le attivitá finanziarie e commerciali sono state spostate in questi ultimi anni dal centro della citta´ verso il quartiere di S. Isidro, dove sono presenti anche centri residenziali.

Il quartiere Miraflores invece rappresenta la zona a maggior sviluppo turistico.

Infatti anche nelle ore serali e’ frequentato da turisti e locali, potendo rimanere in giro per negozi e ristoranti aperti fino a tarda sera.

Percorrendo a piedi la Avenida Larco si giunge fino a Larcomar, caratteristico centro commerciale all’aperto, costruito su piu’ livelli, con spettacolare affaccio sull’Oceano Pacifico.

Il nostro viaggio prosegue, dopo un volo di circa 2 ore, per Arequipa.

Situata a 2350 m di altitudine, Arequipa viene spesso scelta come meta per acclimatarsi ed evitare il cosiddetto “mal di montagna” (mal di testa, nausea, affanno) che puo’ colpire il viaggiatore recandosi verso le località di Puno e Cusco situate ad oltre 3000 m.
Vengono consigliati dalle guide alcuni accorgimenti: bere molta acqua, camminare lentamente ed evitare gli sforzi puo’ essere un primo consiglio. E’ preferibile assumere il “mate di coca”, ossia il the con infusione di foglie di coca che ha la funzione di rendere l’organismo piu’ resisitente allo sforzo fisico, riducendo anche il fenomeno del jet lag.
Ancora piu’ efficace, e sicuramente da provare anche solo per curiosità, e’ masticare le foglie di coca. Una dozzina di foglie di coca, facilmente reperibili in hotel o in qualsiasi piccolo bar, vengono avvolte a formare una “palla” intorno ad un frammento di pietra “llicta”, anch’essa messa a disposizione dalle guide, che ha la funzione di “catalizzatore”, quindi di rendere assorbibile con la saliva l’essenza delle foglie.
Altro rimedio naturale per la sensazione di nausea che puo’ prendere salendo in altitudine oltre i 3000-3500 m puo’ essere quello di inalare da un batuffolo di cotone imbevuto di alcol etilico.
Bisogna dire che le guide piu’ attrezzate sono equipaggiate in macchina di bombola di ossigeno, presente anche in tutti gli alberghi, a disposizione dei turisti.
Ad Arequipa e’ importante visitare la Plaza de Armas, con la Cattedrale, ed il Monastero di S. Catalina.
La Plaza de Armas  e’ costituita da edifici e porticati realizzati in “sillar”, una roccia vulcanica chiara che ha dato ad Arequipa il nome di “città bianca”. Questo tipo di pietra sostitui’ infatti in questa regione l’”adobe”, che abbiamo invece ritrovato a Lima, resistente anch’essa ai fenomeni sismici che molto spesso si verificano nella zona.
Il Monastero di S. Catalina rappresenta una “città dentro la città”.
Fondata nel 1580 da Maria de Guzman, ospitò nel corso dei secoli centinaia di suore di clausura. E’ possibile visitare le celle dove abitavano le suore, percorrendo vere e proprie stradine, che portano il nome di località spagnole (Siviglia, Granada, Toledo), caratteristiche per le colorazioni accese (blu, arancio) delle mura.
La regione di Arequipa e’ nota per l’artigianato e soprattutto per la lavorazione della lana.
Vi sono 3 varietà di lana pregiata: la vigogna, piu’ rara e costosa, l’alpaca (baby alpaca e royal alpaca) altrettanto morbida e calda e il lama, che dà una lana piu’ grezza.
Esiste anche un incrocio tra alpaca e lama, detto huaìso, che non ha la possibilità di riprodursi.
Se avete intenzione di acquistare un prodotto in lana di alpaca, fatelo ad Arequipa, dove vi sono le ditte produttrici.
Si prosegue verso Puno ed il lago Titicaca. Si raggiungono quindi altitudini intorno ai 3800-4000 m.
Lungo il tragitto e’ possibile vedere sia la vigogna che l’alpaca ed i lama che pascolano tranquillamente lungo le pendici dei monti o nelle vallate circostanti.
Il paesaggio e’ caratteristico e possiamo renderci conto dell’altitudine in cui ci troviamo in base alla vegetazione circostante. Infatti man mano che si sale l’erba circostante diventa piu’ bassa e diradata.
Prima di arrivare a Puno e’ possibile visitare il sito archeologico di Sillustani, dove sorgono le “chullpas”, torri funerarie dove i defunti venivano sepolti insieme a cibo, indumenti ed effetti personali, ma non sono mai stati ritrovati i resti umani, costituendo tuttora un enigma per gli archeologi.
Puno è una cittadina situata sul lago Titicaca.
Rappresenta uno spaccato delle tipiche atmosfere peruviane con la Plaza de Armas, su cui sorge la Cattedrale, e Calle Lima dove e’ possibile fare una passeggiata tra negozi di artigianato e ristoranti tipici.
Il Lago Titicaca è il lago navigabile più alto del mondo, situato a 3809 m.
Ha una superficie di 8560 km quadrati, uno dei piu’ grandi del Sud America, con una profondità fino a 274m. E’ costituito per il 90% di acqua dolce e per il 10% di acqua salata.
La percentuale di acqua salata rappresenta una spiegazione per il fatto che il lago non è mai ghiacciato, ma un’altra teoria prevede che vi sarebbe una faglia sotterranea di acqua calda.
Per il 60% appartenente al Perù e per il 40% alla Bolivia, il lago Titicaca è una meta turistica, oltre che per il paesaggio, per la presenza delle Islas Uras,  le bellissime isole galleggianti sconosciute al turismo fino agli anni 90.
Gli Uros sono tuttora una popolazione che vive di caccia e pesca, praticano il baratto, pur avendo le scuole elementari ed essendo praticamente autosufficienti.
Costruiscono le loro isole sfruttando i blocchi di radici di “totora”, ossia di giunco. Sovrapponendo diversi strati di questo materiale, riescono a costruire le strutture galleggianti ove vivono, comprese le barche su cui navigano sul lago Titicaca.
La totora rappresenta per gli Uros anche un alimento importante, essendo ricco di iodio e quindi prevenendo le malattie della tiroide.
Con una navigazione di circa 1 ora si arriva all’isola di Taquile, rinomata per l’arte della tessitura.
Il nostro viaggio ci porta verso Cusco, ma la strada e’ lunga ed il percorso ricco di attrazioni turistiche.
Pucara, situata sempre sull’altopiano del Titicaca, ospita un museo archeologico dove sono esposti monoliti e stele in pietra raffiguranti immagini antropomorfe.
Abbiamo la fortuna di assistere alla sfilata di bande musicali rionali in occasione della Festa di Gesù Bambino, con uomini e donne che ballano indossando i costumi tipi locali.
La cittadina e’ famosa per la produzione dei “toritos”, ossia dei torelli in terracotta che vengono fissati sui tetti delle case spesso insieme ad una croce, come portafortuna.
Proseguendo verso Cusco si raggiunge il passo La Raye a 4338 m dove è possibile ammirare un incantevole paesaggio tra i rilievi delle Ande. L’aria rarefatta e rigida non ci impedisce di godere della spettacolarità del luogo.
Altre due tappe ci separano da Cusco: una sosta presso Raqchi, per ammirare i resti del Tempio del dio Inca Wiracocha, ed una per ammirare i dipinti della chiesa di S. Pietro di Andahuilillas, detta “la Cappella Sistina del Sud America” (vietato fotografare).
Ed eccoci arrivati a Cusco: 500 mila abitanti, l’80% della popolazione vive di turismo, concentrato verso il centro cittadino e destinato verso la Valle Sacra e Machu Picchu.
Cusco e’ una bellissima città dove si osserva una mescolanza di stili incaico e coloniale.
La visita puo’ iniziare dal caratteristico quartiere di San Blas con la sua chiesa e le numerose botteghe artigianali dove e’ impossibile resistere allo shopping degli oggetti più tipici della regione (dai prodotti tessili ai dipinti dalle tinte accese, dalle zucche lavorate “mates burilados”, ai prodotti in ceramica e argento).
Percorrendo in discesa la Costa de San Blas, una viuzza che parte dalla piazzetta, si arriva alla Plaza de Armas. Incantevole e maestosa piazza su cui si affaccia la Cattedrale, con a destra la Iglesia del Triunfo e a sinistra la Iglesia di Gesù e Maria, la Iglesia della Compania, circondata da portici sormontati da caratteristici “balcones”.
E’ possibile visitare la Cattedrale insieme alle due chiese laterali in quanto comunicanti tra di loro. Assolutamente impossibile fotografare, anche in questo caso si assiste alla commistione tra le usanze inca radicate al culto della Madre Terra (Pacha Mama) e lo stile coloniale spagnolo e cattolico.
Per cominciare ad avvicinarsi alla conoscenza delle tecniche di costruzione Inca e le relative simbologie è d’obbligo la vista al sito Qorikancha (Tempio del Sole).
Sarà possibile infatti comprendere la perfezione del taglio delle pietre che si sovrappongono tra loro perfettamente senza uso di cemento e senza interstizi tra l’una e l’altra. L’inclinazione delle mura rende ragione della conoscenza degli Inca del loro territorio; infatti queste mura hanno resistito ai numerosi terremoti che si sono verificati nel corso dei secoli, mentre alcune costruzioni coloniali sono miseramente crollate. Le mura sono perfettamente rettilinee e le aperture trapezoidali sono perfettamente allineate tra di loro. In alcune nicchie anch’esse trapezoidali e’ possibile osservare durante il solstizio del 21 giugno il fenomeno dell’allineamento con il raggio del sole nascente.
Le conoscenze astronomiche degli Inca con lo studio degli allineamenti dei pianeti rappresentano tuttora un mistero e ne rendono testimonianza anche il Parco archeologico di Saqsaywaman che sovrasta dall’alto la città di Cusco e dove e’ possibile vedere il masso piu’ grande e pesante delle costruzioni Inca, e quello di Ollantaytambo nella Valle Sacra.
Il Mirador de Taray è uno spettacolare punto di osservazione sulla Valle Sacra che ci aprirà la strada verso il nostro obiettivo turistico principale.
Ma prima, per la gioia dei portafogli dei turisti, è possibile soffermarsi verso uno dei mercati artigianali piu’ grandi della regione che si trova a  Pisac.
Eccoci finalmente arrivati alla meta principale del nostro viaggio: Machu Picchu!
Si parte dalla stazione di Ollantaytambo di prima mattina per prendere il treno della Perurail Vistadome, che dà la possibilità di osservare il panorama circostante attraverso le vetrate poste sul tetto.
Il tragitto dura circa 1 ora e 45 minuti durante i quali si scende alla quota di 2400m del sito archeologico.
Con l’utilizzo di un pulmino si arriva alla “città perduta” di Machu Picchu.
Considerata una delle nuove 7 Meraviglie del Mondo, venne scoperta dall’americano Hiram Bingham nel 1911 e quest’anno ricorre quindi il centenario (vedi certificato!).
La conformazione delle montagne circostanti solcate da profonde incisioni che le percorrono per tutta l’altezza, la nebbia che solitamente avvolge il sito, dà al luogo un aspetto magico ed unico per cui vale la pena affrontare un viaggio così lungo dall’Italia.
Vi sono due punti panoramici da cui è possibile vedere l’intero sito archeologico, con le sue costruzioni in pietra sapientemente tagliate dagli Inca ed i resti dei vari Templi dedicati agli dei.
Anche in questo caso ci si rende conto delle conoscenze avanzate delle tecniche di costruzione correlate allo studio astronomico del sole e delle stelle.
Durante il solstizio del 21 giugno, la Grotta del Sole viene illuminata dai raggi del sole nascente che filtrano attraverso una stretta finestra.
Come sfondo ai resti archeologici, l’inconfondibile profilo del Huayna Picchu, la montagna che rende l’immagine di Machu Picchu famosa in tutto il mondo.
Il posto è magico, si respira un’energia che scaturisce probabilmente da un qualcosa che gli Inca conoscevano bene: la forza e la potenza della Pacha Mama , la Madre Terra.
E’ straordinario considerare come i peruviani abbiano saputo sfruttare turisticamente questo posto. Durante il viaggio di ritorno, sul treno, assistiamo ad un breve spettacolo con musica e danza di un personaggio in maschera tipica. A seguire una sorta di sfilata di moda da parte del personale del vagone per esibire i capi sia maschili che femminili realizzati in morbida lana di alpaca: un richiamo per convincere i turisti agli ultimi acquisti!
Note: se proprio volete recarvi in Perù, non fatelo in periodo natalizio, ma piuttosto in estate o entro la metà di dicembre. Farà forse piu’ freddo, ma eviterete la pioggia che ci ha purtroppo accompagnato durante la visita al  lago Titicaca e al Machu Picchu!


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INDIA: colori e contrasti

Il primo impatto con la realtà dell'India e' attraverso New Delhi, città che conta oltre 14 milioni di abitanti. Di solito parliamo di traffico nelle nostre città italiane, ma cio' che si vede a Delhi e' inverosimile.La guida e' all'inglese, a destra, ma sulla stessa carreggiata marciano sia il pedone che il ciclista, il riscio' ed il tuc-tuc, l'automobile ed il camion, la motocicletta e l'immancabile mucca che, a bordo strada o al centro, viene rispettata da tutti nel suo quieto pascolare lungo le strade. Ancora piu' impressionante e' il rumore continuo dei clacson che servono solo ad attirare l'attenzione, senza alcun nervosismo o fretta da parte di chi guida (nelle nostre città sarebbe corredato da esclamazioni e gestacci vari).
La visita della città comincia con la grande Moschea, ma dopo e' il silenzio e la quiete del parco dove viene ricordato il Mahatma Ghandi ad irrompere nel fragore del traffico di Delhi.
La religiosità del luogo e l'enorme rispetto che nutrono gli abitanti verso il loro illustre personaggio e' dimostrato dalla cura del giardino circostante. Due persone puliscono in continuazione il marmo del mausoleo intorno alle fiaccole perennemente accese. E questo e' il primo contrasto verso le condizioni poco igieniche delle strade circostanti.
La bellezza dei palazzi e templi e' nota a tutti, ma l'aspetto della metropoli avvolta da un cielo giallo pallido forse e' meno conosciuta. Forse non sapremo mai la quantità di smog e "polveri sottili" presenti nell'aria di Delhi (a Roma e Milano esce un bollettino pressocche' quotidiano).
Il nostro viaggio prosegue con Mandawa, città famosa per le case decorate da stupendi affreschi che abbelliscono le pareti. Alcuni palazzi sono ben conservati, altri vengono tenuti in stato di abbandono senza alcuna vigilanza da parte delle autorità locali.
Il contrasto e' tra la bellezza delle case e le condizioni in cui vivono le persone che vi abitano, che con grande dignità proseguono le loro attività quotidiane, mentre noi turisti continuiamo la nostra visita.  A Mandawa, come in altre località dell'India, i bambini piccoli hanno il contorno degli occhi truccato con linee nere e cio' rende il loro sguardo piu' luminoso, facendo spiccare il bianco dei loro grandi occhi.
A Jaipur, con i riscio' ci buttiamo nel traffico caotico e nell'assordante rumore dei clacson.
Lungo la strada principale sembra una grande festa, come se la nostra squadra del cuore avesse vinto lo scudetto o la Nazionale avesse conquistato il campionato del mondo di calcio, riversandosi tutti lungo le  strade a fare caroselli con moto e macchine suonando il clacson.
L'emozione piu' grande e' la salita a dorso di elefante al Forte di Jaipur, straordinaria costruzione che si erge a pochi chilometri dalla città. La bellezza del posto e' indescrivibile, con stanze, soffitti e locali decorati nei piu' piccoli particolari ed un panorama meraviglioso sulla vallata circostante.
Tutti ormai conoscono la città di Agra per la presenza del famoso Taj Mahal, una delle nuove 7 meraviglie del mondo. E' indescrivibile il fascino della costruzione che rappresenta ormai il simbolo architettonico dell'India. La sera prima della visita al Palazzo, assistiamo ad uno spettacolo teatrale, che, nella sua semplicità di recitazione, ha la funzione di raccontare la grande storia d'amore tra l’imperatore Shah Jahan e la principessa Mumtaz.
Alla morte della principessa, l’imperatore, distrutto dal dolore, farà costruire in suo perenne ricordo un’opera che verrà ricordata nei secoli, richiamando a corte i piu’ importanti architetti e decoratori dell’epoca. Alla fine dello spettacolo noi tutti siamo commossi e l’attesa di vedere il Palazzo diviene sempre piu’ forte.
Finalmente all’indomani  vediamo la bianca costruzione che tante volte abbiamo visto nei reportage televisivi.
Lo stupore e’ enorme, la bellezza del posto incantevole! Sembra che una candida lacrima d’amore si sia riversata su una verde pianura!
Il giorno dopo, visitiamo una scuola pubblica di un piccolo paesino. I bambini lasciano allineate al di fuori delle classi, lungo un muretto, le loro scarpette e ci salutano, alcuni presentandosi con il loro nome.
Stupiscono i loro occhi grandi e sinceri, la timidezza di alcune bambine che, sorridendo, si voltano quando qualcuno di noi scatta una foto.
Le successive soste sono al palazzo di Gwalior, dove arriviamo con un treno locale partito da Agra ed al piccolo paese di Orccha. Quest’ultimo ci stupisce per la sua inconsueta tranquillità. E’ possibile passeggiare tra le stradine, le cui condizioni igieniche sono molto precarie, senza essere pero’ circondati da persone che vogliono a tutti i costi vendere qualcosa. La bellezza di Orccha e’ racchiusa nel suo Palazzo che visitiamo di mattina e che si contraddistingue per la meraviglia dei suoi affreschi ben conservati in alcune delle innumerevoli stanze.
La visita della città di Khajuraho ci stupisce per la bellezza dei suoi templi caratteristici per le decorazioni a sfondo erotico. Non vi e’ centimetro delle costruzioni che non sia decorata da una figura nei minimi dettagli. Le immagini piu’ belle sono quelle femminili nei loro veli trasparenti e meraviglia come sia stato possibile scolpirle nella pietra arenaria.
Non e’ possibile dire di aver visitato l’India se non si e’ stati a Varanasi.
Il traffico, la confusione delle persone che camminano, il frastuono dei clacson, la precarietà dell’igiene e’ tutto amplificato.
Ma a Varanasi, forse, viviamo l’esperienza piu’ affascinante!
La cerimonia serale sul Gange rimarrà un forte ricordo. La musica, l’innumerevole numero di persone che rendono grazie, i rituali dei sacerdoti che elevano gli incensi e pregano con la loro gestualità hanno il potere di coinvolgere totalmente e commuovere.
Ma l’emozione piu’ grande si avverte il mattino seguente, quando, con sveglia alle 4.30, ci troviamo sul Gange per osservare l’alba. Saliamo su una barca trasportata da un anziano rematore.
Ricordo che esattamente 8 anni fa ebbi la fortuna di vedere l’alba sul Sinai. In quell’occasione mia moglie era incinta al secondo mese e fece la scalata al Monte Sinai con grande tranquillità.
Questa volta sul Gange c’e’ anche mio figlio Federico che lascia correre sul fiume la fiammella votiva.
Al sorgere del sole mi rendo conto di aver vissuto un’altra esperienza unica, come quella sul Sinai, ed un ringraziamento si innalza al Cielo!

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Caraibi in crociera! 



Il fascino della crociera è indiscutibile: partire per mari lontani e sconosciuti ha sempre rappresentato per l'uomo un sogno da realizzare, proprio come fece Cristoforo Colombo!



E Colombo verrà spesso ricordato in questo diario di viaggio.


Per chi ha paura della nave, nessun timore!, le navi da crociera sono molto grandi ed il loro movimento in mare è pressocché impercettibile.
Il viaggio toccherà alcune isole dei Caraibi orientali, tra le più conosciute e ricche sia di storia che di meraviglie paesaggistiche.
Si arriva nel tardo pomeriggio a Guadalupe, dove a Point a Pitre la nostra nave ci attende insieme ad una leggera pioggerellina (!), ma niente paura, nei giorni seguenti il tempo sarà fantastico!
Quindi... triplo squillo di sirena e si parte!
Dopo una notte di navigazione tranquilla arriviamo a St Marteen. Qui Colombo nel 1493, sbarcando, esclamò: "...cercavo le Indie, ho trovato il Paradiso terrestre".
L'isola è stata nei secoli territorio di conquista di olandesi, francesi, inglesi e spagnoli che presero nel tempo il posto delle popolazioni indigene degli "Arawak", dedite alla coltivazione e all'allevamento delle mandrie. Oggi l'isola è per metà francese e per metà olandese: due obelischi posti ai confini est ed ovest dell'isola ne ricordano la suddivisione che avvenne nel 1648.
L'isola è di origine vulcanica, ma il cambiamento di clima, più piovoso, degli ultimi anni, l'hanno resa ricca di vegetazione.
Rimangono ancora alcuni piccoli laghi che in passato servivano da saline.  Il centro cittadino più importante è Marigot, in territorio francese, con il Fort Luis che domina dall'alto.
Dal Forte è possibile godere di uno spettacolare panorama sulla baia con il suo porto, dove sono attraccate numerose barche e yacht.
Il centro cittadino è occupato in parte da bancarelle con prodotti di artigianato locale, ad uso e consumo dei turisti.
Dai punti panoramici più alti è possibile osservare le differenze di colori e contrasti tra il Mar dei Caraibi da un lato (un blu con sfumature che si avvicinano al verde smeraldo) e l'Oceano Atlantico (un blu profondo ed uniforme).
Lungo le strade incontriamo qua e là alcune iguane che placidamente si riscaldano al sole. 


La meta successiva è l'isola di Tortola  che fa parte delle Isole Vergini Britanniche.


Gli spagnoli si impossessarono del territorio che fu degli indigeni Arawak e Siboney, ma l'abbandonarono per la mancanza d'oro. Successivamente fu territorio olandese ed inglese, spesso insidiato dai pirati. Dal 1966 l'isola divenne meta di investimento dei miliardari americani che ne hanno determinato la fortuna turistica di cui gode negli ultimi anni.


Il centro cittadino più importante è Road Town, ma l'aspetto più interessante dell'isola è quello paesaggistico. Facendo un giro dell'isola e salendo con strade tortuose nei punti panoramici più alti, si possono ammirare degli scorci fantastici: tutt'intorno vediamo isole ed isolotti con lembi di spiaggia candida (in alcuni punti, sembra ricordare la baia di Rio de Janeiro costellata di promontori che spuntano dal mare!).
Lungo il tragitto abbiamo modo di osservare alcuni colorati "murales" che ritraggono le tipiche attività locali di allevamento ed agricoltura.
Una delle spiagge più note è Cane Gaarden Bay, dove possiamo godere di un paradisiaco bagno in mare.
Lungo la strada per il ritorno, la nostra attenzione è attratta da un tipico locale "piratesco", dove è "obbligo" da parte degli avventori lasciare qualcosa di proprio. E sapete cosa vediamo in bella mostra?: slip e reggiseno lasciati evidentemente dalla clientela femminile!


La navigazione prosegue e ci porta all'isola di Antigua

Territorio dei Siboney e successivamente dei più bellicosi Arawak, l'isola fu definita "la porta d'accesso ai Caraibi" ed è senza dubbio quella più ricca di storia. Da qui passò Orazio Nelson ed in sua memoria rimane il celebre Dockyard, un porticciolo ricco di attività commerciali ed artigianali. Il porto inglese ha una configurazione paesaggistica particolare, essendo protetto dalle colline retrostanti. Questo aspetto è ancora oggi importante, in quanto le barche ormeggiate nel porto possono resistere alla furia degli uragani stagionali essendo protette, grazie alle colline, sia dal vento, ma soprattutto dalle onde che si abbattono imponenti sul resto delle spiagge.




Una sosta su una di queste, con sabbia candida, colore del mare "blu caraibi", è quanto di meglio si possa fare sull'isola!
 
L'isola di St. Lucia è la più piccola di quelle visitate, con circa 180.000 abitanti, ma vanta nella sua recente storia ben 2 Premi Nobel: Sir Artur Lewis, Premio Nobel per l'Economia nel 1972 e Derek Walcott per la Letteratura nel 1992.

La caratteristica che colpisce immediatamente è la costruzione delle case lungo le pendici delle colline, su alti pilastri in cemento come palafitte dell'entroterra.


La sosta paesaggistica privilegiata è per osservare la celebre e suggestiva Marigot Bay, set cinematografico per numerosi film tra cui "Fire Power" e "Water" con Sophia Loren e "Il dottor Dolittle".
Caratteristico nella sua semplicità è il villaggio di pescatori di Anse-la-Raye, con la sua chiesa cattolica e la scuola elementare adiacente.
Ma un altro scorcio paesaggistico spettacolare ci attende!
E' quello dei Pitons, due  picchi montuosi che in prospettiva si sovrappongono tra di loro formando un'imponente "W" rovesciata.
A completare il giro dell'isola, è la visita al Giardino Botanico Diamond  con le sue piante tropicali, la cascata ed i bagni d'acqua minerale.
Arrivando a Guadalupe ci rendiamo conto che il nostro viaggio e la nostra vacanza volge al termine.
L'isola, territorio francese d'oltremare, fa parte delle Antille Francesi e con il suo aspetto "a farfalla" è suddivisa tra Grande Terre e Basse Terre. Anche su quest'isola passò Colombo che la battezzò Santa Maria de Guadaloupe de Estremadura, abbreviato poi in Guadalupe.
Sull'isola e' presente uno dei parchi piu' importanti dei Caraibi ed il grande vulcano della Soufrière.
Larghe distese di piantagioni di canna da zucchero sono tuttora presenti sull'isola, famosa per il suo rum, ma anche per il maggior consumo di champagne di Francia!
Visitiamo la Cascata dei "gamberoni", il giardino botanico e presso una caratteristica fabbrica di rum,  dopo aver fatto una degustazione, decidiamo di acquistare una bottiglia di Maracudja, ottimo distillato di rum al gusto di passion fruit! (premiato con medaglia d'oro negli ultimi due anni).
Sulla strada di ritorno vediamo presso alcune abitazioni, in giardino, qualche pecora o vitello.
Ci viene spiegato che tuttora è tradizione regalare un piccolo capo di bestiame quando nasce un bambino (come il nostro fiocco da appendere alla porta!) e questa nota di dolcezza ci accompagna lungo la strada che ci riporta a Point à Pitre, al nostro aereo ed al termine della nostra fantastica crociera! 



Viaggio in Cina


Dopo un volo notturno di oltre 10 ore, arriviamo all’aeroporto di Beijing: guardando fuori dal finestrino ci rendiamo conto che c’e’ una nebbia alquanto sospetta!
Già dall’uscita dell’aereo , il caldo umido presente in città si fa sentire. Siamo intorno ai 36 gradi con percentuale di umidità intorno al 90%. Questa condizione atmosferica (siamo in agosto) ci accompagnerà per tutto il viaggio, rendendo impossibile vedere anche per un solo giorno l’azzurro del cielo, ma solo un accecante luminosità diffusa con un sole completamente offuscato. Ecco la spiegazione della nebbia sospetta!

Pechino conta 19 milioni di abitanti ed attraversiamo la parte sud della città destinata a zona residenziale. I palazzi, molto alti, sono tutti forniti, per ogni appartamento, di condizionatori d’aria.
Il clima d’estate e’ molto caldo e umido, con inverni rigidi in cui la temperatura puo’ scendere a – 15 gradi.
Nella zona nord di Pechino sono presenti invece gli uffici e le zone commerciali.
La nostra visita di Pechino comincia con il Tempio del Cielo  costruito dai Ming nel 1420 per pregare il dio del Cielo. Infatti gli imperatori si recavano qui per celebrare il solstizio d’estate, ma anche per celebrare la salita al trono, gli anniversari dell’imperatore. Il centro dell’altare era considerato il centro esatto del mondo dove l’imperatore poteva ricevere il potere proveniente direttamente dal dio del Cielo.
Subito rimaniamo stupiti della moltitudine di persone presenti nel luogo di visita. Molti sono turisti provenienti dalle altre zone della Cina e solo ora ci rendiamo conto che i cinesi sono circa 1 miliardo e 300 milioni.
Il Tempio e’ immerso   in un parco pubblico. Il parco di giorno e’ affollato di turisti, di sera si riempie di persone locali che vengono appositamente per fare ginnastica e Taj Ci.

Ci spostiamo verso la famosissima Piazza Tian’ an men  resa celebre dalla manifestazione studentesca del 1989 che porto’ verso la riforma culturale cinese, ma che in realtà celebra la fondazione della Repubblica Cinese del 1 ottobre 1942. Sono presenti, tra gli altri edifici, il palazzo del Governo, il Museo Nazionale, ma soprattutto il Mausoleo e la tomba di Mao.
La piazza e’ immensa, la piu’ grande del mondo.
Tutte le mattine e tutte le sere si svolge la cerimonia dell’alzabandiera ed una folla di turisti, principalmente cinesi, si accalca sia al tramonto che la mattina presto per assistervi. Questo ci fa capire come sia ancora molto sentito nella popolazione cinese il culto di Mao.

Visitiamo quindi la Città Proibita. Costruita dalle dinastie Ming e Qing nel punto in cui il nipote di Gengis Khan aveva costruito il suo palazzo.
La leggenda dice che vi fossero 9999 stanze fatte costruire dall’imperatore con 1 stanza in meno rispetto alle 10000 in cui abita il dio del Cielo. Questo ricorda come il numero 9 sia il numero imperiale, quindi portafortuna, probabilmente retaggio degli antichi 9 regni della Cina poi riunificati.
In realtà le stanze della Città Proibita sono 8700.

Il Palazzo d’Estate e’ un altro fantastico luogo di visita turistica.
Si estende su 290 ettari, di cui pero’ 220 sono occupati dal lago. Questo lago e’ alimentato da un’acqua limpida di sorgente, utilizzata per l’allevamento di perle d’acqua dolce. La polvere delle perle viene utilizzata come cosmetico dalle donne, le quali preferendo una pelle chiara come porcellana si proteggono con questa dal sole. Molte donne infatti passeggiano o svolgono le loro visite turistiche protette da un ombrello, anche se non piove! Da notare la differenza culturale con il mondo occidentale in cui le donne preferiscono l’abbronzatura.
Facciamo una piacevole passeggiata all’ombra, sotto un porticato in legno completamente decorato con pitture che ritraggono scene quotidiane, miti e leggende cinesi. Alla fine dopo circa 700 metri di percorso si arriva al Battello di Marmo fatto costruire dall’imperatrice Cixi.
Da qui e’ possibile prendere uno dei tanti battelli a forma di drago che attraversano il lago.

E’ possibile poi fare un piacevole giro in riscio’ attraverso le stradine della città vecchia.
Per la sera il programma prevede una Pechino by night!
Visitiamo quindi il Villaggio Olimpico costruito per le recenti olimpiadi del 2008.
Vediamo cosi’ la struttura illuminata della Piscina Olimpionica ed il famoso Stadio con architettura “a nido d’uccello”.
Si prosegue quindi per la cosiddetta “Trastevere di Pechino”, un piccolo quartiere con un laghetto su cui si aprono locali e ristorantini, oltre a venditori di zucchero filato e dolcetti caramellati a forma di drago.
In una piccola area, gli abitanti locali si esibiscono in balli di coppia al ritmo di musica moderna cinese.

Ed eccoci arrivati al momento forse piu’ atteso: la visita della Grande Muraglia!  
Scendiamo in località Badaling, forse la piu’ famosa, dove infatti e’ presente la targa che certifica l’appartenenza della Grande Muraglia tra le Nuove 7 Meraviglie del Mondo.
Purtroppo la solita foschia ci impedisce di vedere in lontananza l’estendersi delle mura, ma comunque la suggestione e’ notevole!
La Muraglia rappresenta un impressionante sistema difensivo risalente al VII secolo a.C. per proteggere la nazione dai nemici, soprattutto dai Mongoli ed assicurare la tranquillità per il commercio lungo la Via della Seta. E’ costituita da bastioni, torri e postazioni di avvistamento che si estendono per migliaia di chilometri.
Anche se oggi e’ presa d’assalto da migliaia di turisti e’ impossibile pensare di non visitarla (non ci si potrebbe considerare eroi!, come diceva Mao).

Proseguiamo per la visita della Tomba dei Ming, dove vi sono le spoglie di 13 dei 16 sovrani Ming e la Via Sacra, lunga 7 km con statue in pietra di militari, ufficiali, animali reali e fantastici.  
La sera un temporale breve ed intenso spazza via l’umidità e la foschia, ma l’effetto e’ di breve durata!

Il nostro tour prevede anche una cena presso un noto ristorante di Pechino dove abbiamo la possibilità di provare la rinomata “anatra laccata”. Affettata direttamente in sala dai cuochi, si gusta intinta in salsa di soia, posta in una leggera sfogliatina di pane cinese a mo’ di panino arrotolato. Assaggiamo contorni di vari tipi di carne serviti sul classico vassoio girevole posto al centro della tavola.
Non puo’ mancare per chi visita Pechino una passeggiata lungo la tipica via con bancarelle che vendono spiedini su cui sono infilzati insetti, scorpioni, vermi, cavallucci marini...
Lo spettacolo puo’ sembrare per alcuni disgustoso, ma, credetemi, e’ in ogni caso da vedere!

Terminata la visita di Pechino, prendiamo un volo interno e ci dirigiamo verso Xi’ an.
Dopo una sveglia all’alba ed 1 ora e 40 minuti di volo arriviamo a Xi’ an. La città con 8 milioni di abitanti viene considerata di medie dimensioni, e’ sede quest’anno dell’Expo 2011 floreale.
Purtroppo e’ ancora presente la nebbia!
Iniziamo la visita con le mura della città che si estendono per circa 14 km. Presentano torri a pagoda distanziate ognuna 120 m (la distanza massima del tiro di una freccia).
In centro città e’ possibile visitare la Pagoda dell’Oca Selvatica, destinata a biblioteca, cosiddetta perche’ si narra che un gruppo di monaci affamati pregarono il loro dio e, passando un gruppo di oche, una di esse cadde vicino a loro e poterono cibarsene.
All’interno della Pagoda sono presenti statue di Buddha, raffigurato grasso, a differenza del Buddha indiano o tailandese magro, in quanto riproduce le fattezze di una divinità locale esistente prima dell’arrivo di Buddha in Cina.

Quello che ci stupisce visitando Xi’ an e’ l’aspetto che la città assume di sera fino alle ore 22!
I monumenti, le pagode, le mura vengono completamente illuminate. La Piazza centrale di Kaiyuan con il suo viale e’ uno sfolgorio di luci e luminarie: alberi, palazzi, fontane illuminate fanno da sfondo alle statue di calligrafi, musicisti, medici che si trovano lungo il percorso. La zona e’ stata realizzata negli ultimi 2 anni. Il costo delle case e’ di conseguenza molto aumentato. E’ sorta infatti una zona residenziale con ville che raggiungono il costo di 3000 € a metro quadrato, destinate quindi a persone ricche, soprattutto commercianti ed imprenditori edili.
Bisogna considerare che lo stipendio medio in Cina e’ di circa 3000 yuan, circa 500 € mensili.
La città illuminata lascia pensare piuttosto ad una specie di Las Vegas versione cinese!
Presso la fontana di fronte alla Pagoda dell’Oca Selvatica e’ possibile assistere ad uno spettacolo di suoni, luci ed acqua con musiche occidentali.

Il programma serale prevede una passeggiata presso il mercato musulmano con ristoranti ma soprattutto negozietti che vendono frutta secca ed i soliti spiedini cinesi di carne o pesce.

Il momento piu’ importante della visita a Xi’ an e’ quello dedicato all’Esercito di Terracotta, per il quale la città e’ diventata famosa in tutto il mondo. Gli scavi archeologici, cominciati per caso dopo il ritrovamento di  terracotte da parte di alcuni contadini che stavano scavando un pozzo, hanno riportato alla luce centinaia di statue di guerrieri facenti parte dell’esercito dell’imperatore. Ogni statua e’ diversa dalle altre per l’espressione ed i caratteri del volto, le pettinature, le armature; alcune erano munite di armi costruite in legno e quindi andate distrutte in seguito ad i numerosi incendi provocati, nel corso dei secoli, talvolta dai contadini alla ricerca dei tesori che le tombe potevano nascondere. Uno spettacolo unico, irripetibile che merita di essere visitato almeno una volta nella vita!
Presso l’aeroporto di Xi’ an, negli ultimi anni e’ stato scoperto un nuovo sito archeologico, quello di Han Yanglin.
Gli scavi realizzati hanno portato alla luce numerosissime statuine di terracotta alte poco piu’ di 30 cm, rappresentanti guerrieri, cavalieri, musicisti, ma anche animali ed oggetti di vita quotidiana, da vasi a piccoli forni da cucina.

Il nostro tour si conclude a Shanghai.
Il nome Shanghai e’ composto da due parti che significano “sopra il mare”. Infatti, pur essendo distante circa 80 km dal centro città, Shanghai si affaccia sul Mar Cinese Orientale e rappresenta il piu’ grande porto della Cina. E’ attraversata dal Fiume Azzurro, lungo 6400 km, largo 55 km e profondo 15 m.
Shanghai ha un’estensione di 430 km quadrati di superficie con 24 milioni di abitanti. Vi sono 2 aeroporti, 4 stazioni ferroviarie e 12 linee di metropolitana, con altre 5 in costruzione. rappresenta il centro industriale, economico e finanziario della Cina.
Gode di un clima mediterraneo con una media di 15 gradi. D’estate il clima e’ caldo umido, d’inverno la temperatura media e’ intorno ai 10-12 gradi, si puo’ arrivare a 0 gradi, ma e’ raro che nevichi. Spesso vi sono tifoni, ma non si sono mai verificati terremoti, nonostante la vicinanza con il Giappone.
E’ molto facile trovare cibo occidentale, specie italiano e francese, ed in particolare il vino italiano.
Circa 2600 italiani vivono a Shanghai, sono molto ricercati i maestri di sartoria che arrivano a guadagnare fino a 1000 € al giorno, essendo i capi di vestiario italiani i piu’ costosi ed apprezzati.

La visita della città comincia con una passeggiata sul Bund, ossia lungo il fiume Huangpu. Il colpo d’occhio e’ fantastico per lo spiccare dei grattacieli sulla sponda opposta del fiume. L’immagine mi ricorda la Promenade di Hong Kong.
La spettacolarità dello skyline di Shanghai viene amplificata quando la sera i grattacieli si illuminano rendendo vivi e colorati quelli che poche ore prima sembravano palazzoni grigi.
Attraversando il quartiere Pudong possiamo ammirare lo Shanghai World Financial Center (detto “il cavatappi”, per la forma ad apribottiglie della cima) alto 492 m.
Spettacolare la linea della Torre della Televisione detta “Perla d’Oriente” circondato da decine e decine di altri grattacieli illuminati. Il quartiere e’ stato costruito a partire dal 1990, quando in precedenza era solamente un terreno coltivato dai contadini. I ritmi di costruzione sono vertiginosi, con l’inaugurazione di un grattacielo, di almeno 15 piani, in media ogni 10 giorni!

Altrettanto piacevole e’ passeggiare lungo le stradine della Concessione Francese  o “quartiere coloniale francese”. Fatto costruire dal Console di Parigi, il quartiere mantiene la struttura precedente al boom di modernità che ha pervaso Shanghai dopo gli anni Novanta.
Sono presenti ristoranti, bar di tendenza, gallerie d’arte.

Altra meta d’obbligo per una Shanghai by night e’ via Nanchino, attraversata ogni giorno da centinaia di migliaia di persone, lunga quasi 4 miglia, su cui si affacciano negozi, centri commerciali, librerie, alberghi, ognuno con la sua scintillante insegna luminosa.

La mattina dopo visitiamo la Città Vecchia, caratteristica perche’ ha mantenuto l’aspetto antico delle costruzioni con le case a tetto ricurvo “a pagoda”.
Qui possiamo finalmente vedere un gruppo di persone che lungo un marciapiede praticano il Taj ci, la famosa ginnastica simbolo di equilibrio fisico e mentale ormai celebre in tutto il mondo.
In questa zona della città e’ possibile visitare il Giardino del Mandarino Yu, fatto costruire dal Mandarino, ossia dal Governatore del 16 secolo per il riposo dei genitori (Yu vuol dire infatti “riposo”).
Si tratta di una piccola area verde di circa 2 ettari in cui trovano posto laghetti, rocce, cascate, ponticelli.

Tra i Tempi buddisti meritano una visita il Tempio del Buddha di Giada costruito nel 1882, dove e’ custodita una statua del dio in giada bianca, scolpita lavorando un pezzo unico di giada proveniente dalla Birmania.
Qui si rimane affascinati dalla devozione con cui i fedeli accendono da un unico fuoco posto in un braciere gli incensi e con gesti rituali rivolgono preghiere al loro dio.
Il giardino del Tempio e’ occupato da numerosi alberelli dove sono annodati dei nastri rossi a simboleggiare degli ex-voto. Lo stesso significato assumono le monetine lasciate per terra vicino al Tempio o appoggiate su alcune rocce.

Altro tempio visitabile e’ il Tempio del Drago in cui viene custodita la statua di Buddha dalle mille braccia.
La sera assistiamo ad un piacevole spettacolo del rinomato Circo Acrobatico di Shanghai con equilibristi, contorsionisti, giocolieri ed acrobati che allietano la nostra ultima sera in Cina!
Sul pulmann che ci porta verso l’aeroporto abbiamo la possibilità di ammirare ancora una Shanghai scintillante di luci colorate, ma abbiamo ancora nei nostri occhi le immagini della Grande Muraglia di Pechino, dell’Esercito di Terracotta di Xi’ an, della danza Taj ci, dei fedeli buddisti e dei loro nastri votivi annodati sui rami degli alberi e queste immagini le porteremo per sempre nel nostro cuore!

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