Pagine

Cosa vedere in... ISLANDA: la terra dei ghiacci!


Esperienze uniche in paesaggi mozzafiato.
Cristiana Fichi ci racconta la sua Islanda.


"Islanda, la terra dei ghiacci. E perché non vederla proprio nel periodo di massimo freddo, neve, ghiaccio, buio e aurore boreali?

Per tutti questi motivi abbiamo deciso di partire, ma purtroppo nel bel mezzo della crisi COVID19 in Cina. In Italia i contagi erano ancora pochi ed era ancora possibile viaggiare. Ammetto che siamo stati un po' incoscienti.



Arrivati in Islanda ci ha accolto un fantastico sole ed una temperatura mite di soli -4°C.

Per quanto riguarda il sole è stata una bella fortuna, ma per la temperatura eravamo preparati. Infatti, contrariamente a quanto ci si aspetta, nonostante l’Islanda sia posizionata al nord vicino al polo, gode di un clima piuttosto temperato per la corrente del golfo che lambisce le coste del sud e per le catene montuose nel centro dell’isola che bloccano i gelidi venti provenienti dal Nord.

Quindi, nel sud del paese le temperature non raggiungeranno mai i -40°C del Canada o i -50°C della Siberia.

Durante la nostra permanenza, infatti, il termometro non è mai sceso sotto i -7°C, ma vi confido che il forte vento dava una sensazione molto diversa!

La nostra base di partenza è stata Reykjavik, la capitale, da cui ogni giorno partivamo per le escursioni verso il sud. Il sole ci ha accompagnato per ben 3 giorni, ma poi abbiamo dovuto scontare la grazia ricevuta con una giornata di allerta uragano e relative strade chiuse su tutto il paese. Un bel venticello davvero!

Lungo la strada dall’aeroporto alla capitale, al nostro arrivo, abbiamo subito assaporato gli spazi aperti e desolati, i ghiacci, le montagne completamente innevate ed il mare che si insinuava tra esse. La strada ben tenuta, nonostante il ghiaccio e la neve, era percorsa da pochi mezzi.

Già, perché l’Islanda conta poco più di 360.000 abitanti su una superficie grande un terzo dell’Italia e nella capitale risiede circa metà della sua popolazione. 



Il nome di Reykjavik significa “Baia del fumo”, a causa del vapore sollevato dalle sorgenti geotermali, che sono visibili un po' dovunque, i famosi geysir. Tutta l’energia che alimenta la città è geotermica ed il costo suppongo sia molto contenuto. Infatti alla sera è tutto illuminato: strade di grande comunicazione, strade di città, stradine, viuzze, palazzi, uffici, abitazioni, addirittura anche i numerosi cantieri edili. E gli islandesi stanno anche cercando di esportarla, ma ancora non ci sono riusciti: probabilmente il mare e le lunghe distanze dai paesi più vicini non favoriscono questo progetto.

E quindi? E quindi, nonostante la crisi finanziaria del 2008-2011, in cui ci fu il crollo di tutte e tre le più grandi banche del paese a seguito della difficoltà nel rifinanziamento del loro debito, il popolo islandese si è ripreso puntando molto sul turismo, ora prima voce economica dopo la pesca. Nonostante la stagione invernale, infatti, abbiamo incontrato orde di turisti presi e stipati in una moltitudine di autobus a spasso per l’isola. Qui, anche se i prezzi della vita sono molto elevati, il turismo è di massa.

Ma chi è stato il primo a metter piede sul suolo islandese? Secondo la leggenda furono i vichinghi per primi a scoprire l’isola. E mirando il Solfar nel lungomare, una statua a forma di imbarcazione, il pensiero va proprio ai vichinghi, anche se per l’artista significava un’ode al sole, dedicata ai luoghi inesplorati, ai sogni di speranza, di progresso e di libertà. Di certo si sa che i primi abitanti furono monaci irlandesi, già nel IX secolo, anche se abitarono questi territori per brevi periodi e dal IX al X secolo iniziò la colonizzazione norvegese a cui seguì quella Danese nel 1380 e solo con la seconda guerra mondiale trovò l’indipendenza.

Ma c’è chi sostiene che i contatti con l’Islanda non siano avvenuti con i soli paesi nordici vicini ma anche con le nostre terre. Giancarlo Gianazza, ingegnere italiano, appassionato di arte, filosofia e astronomia medievale, nel 2011, nella decifrazione della Divina Commedia di Dante ha addirittura ipotizzato che il viaggio ultraterreno dantesco descritto nella Commedia non è altro che la descrizione di un reale viaggio fatto dal poeta nelle terre Islandesi. Pensate: addirittura Dante!

Durante la seconda guerra mondiale, con la Danimarca invasa, l’Islanda venne invasa dagli inglesi e dopo dagli statunitensi, per ovvi interessi bellici, per diventare definitivamente indipendente dalla Danimarca nel 1944.

Durante la guerra fredda, nel 1972, fu proprio a Reykjavik che avvenne la grande partita di scacchi tra il campione del mondo, l’americano Bobby Fischer ed il sovietico Boris Spasskij. Vincere voleva dire affermare il proprio modello politico e sociale sull’altro. Se vi interessa, vinse Fisher tra polemiche, accuse internazionali e crisi di nervi.

Oggi Reykjavik si presenta come un paesone moderno con un piccolo centro con parecchi murales, con una caratteristica chiesa tutta in cemento somigliante ad un razzo spaziale (Hallgrimskirkja), con un edificio modernissimo sul mare, Harpa, sede delle più rinomate istituzioni culturali, con il Perlan, edificio circolare, fatto di vetro e specchi anche questo, con un lussuoso ristorante alla sommità, e con una serie di musei tra cui il più originale senz’altro è quello fallologico, in cui sono esposti esemplari di peni di animali di 92 specie diverse!












Per quanto riguarda il cibo, numerosi ristoranti di vario genere, da pub, pizzerie o addirittura stellati, da eleganti o informali si trovano sia in città che fuori. Se prima la dieta islandese era basata su pesce, agnello e uccelli di mare, adesso la globalizzazione ha aperto alla cucina internazionale: fish and chips, ma anche hamburger la fanno da padroni. Tra le specialità però dobbiamo ricordare lo skyr, uno speciale yogurt che si può mangiare sia a colazione che come dessert, l’agnello, lobster che non è proprio la nostra aragosta ma uno scampo locale. Da non dimenticare anche la birra locale, tra cui la Viking e la Gull tra le più famose. E la musica? Rock and roll, ovviamente. A parte Bjiork, non ci sono tanti cantanti degni di nota, ma la musica si ascolta dovunque.

Noi non siamo amanti dei locali notturni, ma si dice che il Kaffibarinn appartenga tra l’altro a Damon Albarn, leader dei Blur e dei Gorillaz. La musica dal vivo infatti suona in quasi tutti i pub. E la colonna sonora del film “Joker”, che è stata premiata con l’Oscar 2020, altro non è che di un islandese, Hildur Gudnadottir.

Appena usciti da Reykjavik il percorso turistico più gettonato è il Golden circle, il circolo d’oro, ovvero il parco di Pingvellir, la zona dei Geysir e la Gullfoss, tutte località distanti circa 100 km dalla capitale. Il parco di Pingvellir offre scenari di una bellezza incredibile, tra laghi e fiumi ghiacciati e distese infinite, ogni tanto interrotte da qualche slitta trainata da cani o qualche allevamento di cavalli tipici islandesi, che si presentano bassi come i pony, molto pelosi come gli aveglinesi trentini e molto tondi.





L’importanza del parco oltre alla bellezza dei paesaggi è dovuto alla geologia dei luoghi. Qui infatti si può notare la deriva dei continenti in una faglia lunga 5 Km in cui la faglia tettonica nordamericana si allontana da quella europea, (circa 18 mm all’anno) e per questo dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

La zona dei geysir poi offre un singolare spettacolo di sbuffi improvvisi di vapore, pozze di fango ribollente, fumarole sulfuree e sorgenti e ruscelli caldi.





Gullfoss o la cascata d’oro è la più visitata in Islanda. Il fiume Hvita in parte ghiacciato compie un balzo di 32 m prima di finire in uno stretto canyon. Il bianco della spuma e della neve e del ghiaccio rendono questo posto molto suggestivo. 



Altra zona veramente interessante è la zona del sud ed in particolare la spiaggia di Reynisfjara. Questa spiaggia di sabbia nera è dominata da gigantesche colonne basaltiche e da una suggestiva grotta. Poco più avanti al largo sono visibili anche dei faraglioni, di formazione basaltica.

La strada per arrivarci è ricca di paesaggi dove la lava scura fa capolino dalla coltre di neve e sono veramente suggestivi. Numerose cascate sono visibili ovunque. Famosa è la Skogafoss, alta 60 m e larga 25, con la sua antica leggenda. Si narra che dietro la cascata una grotta nascondesse un forziere ricolmo di monete d’oro appartenute ad un vichingo e che solo un ragazzo riuscisse a trovarlo ma a farlo affondare nella cascata, recuperando soltanto un anello d’argento che pare oggi si trovi al Museo delle tradizioni. E la leggenda attribuisce anche un potere magico alle sue acque. I 527 scalini conducono alla vetta, da cui è possibile ammirare un paesaggio da rara bellezza.



Un’altro fantastico paesaggio è il ghiacciaio nel geoparco del Katla. Il Katla è uno dei vulcani più attivi dell’isola situato proprio sotto uno dei più grandi ghiacciai. Purtroppo le possibili eruzioni potrebbero scioglierlo in poco tempo. Vengono stimate solo 4 ore per arrivare alla costa.




Ed a proposito di mare, sono 2 le specie prevalenti in questi freddi mari nordici: la prima è la specie della pulcinella di mare, che viene considerata l’animale simbolico dell’Islanda, un pennuto scuro col becco arancio, mentre la seconda è la balena. Le cattive condizioni meteorologiche non ci hanno consentito di andare ad ammirarle.

Per ben 2 sere di seguito abbiamo provato a vedere le aurore boreali, lo scopo principale del nostro viaggio. Purtroppo quelle viste non sono state all’altezza delle nostre aspettative. Centinaia di persone arrivate con vari autobus, tutti ben equipaggiati di macchine fotografiche con cavalletti, luci in lontananza, brusii vari hanno spoetizzato il momento. Insomma non è stata proprio l’esperienza che ci aspettavamo.



L’ultimo giorno ci siamo concessi una delle tante piscine termali, in particolare la blue lagoon. Questa piscina all’aperto è alimentata da una centrale geotermica e le sue acque di colore turchese, per la presenza di silice, offrono una temperatura intorno a 40°C, in netto contrasto con la temperatura esterna che in questo periodo va facilmente sotto lo 0°C. Il paesaggio lavico e scuro spennellato di neve, con il fumo che si alza dalle acque calde rende il posto veramente caratteristico. Peccato per la folla che costantemente riempie la piscina.



Ma l’ultimo giorno non poteva mancare anche lo shopping per le vie del centro della capitale. I prezzi sono molto elevati. L’unica cosa che abbiamo trovato caratteristica anche se molto cara, come tutto il resto, è la lana, tipica delle pecore locali. Con questa vengono prodotti maglioni con disegni geometrici tipicamente islandesi, i “lopi”. Questa lana ha un filato particolare composto da 2 fibre diverse, lo strato interno che garantisce calore, isolamento e quello esterno che contiene fibre idrorepellenti. Dopo la crisi del 2008 ha subito un proprio boom, perché divenne il simbolo del ritorno alle origini ed emblema della identità islandese.



E con i nostri 6 giorni abbiamo assaggiato le bellezze artiche degne del set del Trono di spade o di Interstellar, che qui hanno visto girare alcune scene. Speriamo di poter godere di una nuova visita magari in estate per vedere quegli stessi paesaggi ricoperti di erba, muschi e licheni."

Testo e foto di Cristiana Fichi


Potrebbe interessarti anche:
(di Marcello Sergio)

10 cose da vedere (e da fare) a...Reykjavik e in Islanda











Aurora boreale: come, dove, quando e perchè















3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina