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ROMA: S.Pietro in Vincoli e la "luce" del Mosè di Michelangelo


La chiesa di S. Pietro in Vincoli è anche detta basilica Eudossiana dal nome della moglie di Valentiniano III che la ricostruì su antiche rovine romane per custodirvi le catene di S. Pietro ritrovate a Gerusalemme e a lei regalate da sua madre Eudocia.
L'importanza della chiesa si deve però alla presenza di una delle più importanti sculture di Michelangelo, il Mosè.






La chiesa fu consacrata da papa Sisto III e restaurata da Adriano I nel 774.
La facciata è preceduta da un portico a 5 arcate sopra un'ampia gradinata.


L'interno è reso grandioso dalla sfilata di 20 colonne con capitelli dorici e basi ioniche che lo dividono in 3 navate.



Il soffitto è decorato da un luminoso affresco raffigurante il Miracolo delle catene.


L'altare maggiore ospita un baldacchino risalente al 1800 ed affreschi raffiguranti scene della vita di S. Pietro.





Sotto l'altare, un'urna in bronzo contenente le catene di S. Pietro che secondo la tradizione, poste a contatto tra loro, miracolosamente, si saldarono.




Le navate laterali sono un tripudio di altari minori e affreschi impreziositi dalle cornici sceniche rappresentate dalle colonne laterali. L'organo maestoso decora il transetto di sinistra.








Come abbiamo detto nell'introduzione, l'importanza della chiesa è dovuta al Mosè di Michelangelo.
L'intera opera scultorea rappresenta il Mausoleo di Giulio II ordinato dal pontefice nel 1513.
La figura di Mosè è rappresentata mentre contempla sdegnoso gli Ebrei idolatri: lo sguardo terribile, la posa solenne, la grande barba danno alla figura una grandiosità unica.



Ma nelle scorse settimane (gennaio 2017) è stato completato un progetto che ha portato ad una nuova illuminazione del gruppo marmoreo e del Mosè in particolare.



Lo stesso Michelangelo aveva assegnato alla luce un ruolo di particolare importanza per la realizzazione della Tomba di Giulio II. Originariamente doveva essere ospitata in S. Pietro, poi a S. Maria del Popolo, ma lo stesso Michelangelo scartò quest'ultima idea perché in quella chiesa non vi era "lume a proposito".
Questa "luce" particolare Michelangelo la ritrovò in S. Pietro in Vincoli, grazie alle finestre poste ai lati della scultura. Le due finestre a destra e sinistra, nell'idea di Michelangelo, dovevano illuminare la statua a seconda del movimento della luce del sole durante le ore della giornata e rappresentarne l'elemento strutturale con cui delineare le masse marmoree.






Si è scoperto che Michelangelo utilizzò tecniche di finitura della superficie del marmo a seconda della loro esposizione alla luce.
In questo modo il marmo acquista un diverso grado di spessore e di profondità.





Nel corso dei secoli però le condizioni dell'illuminazione cambiarono profondamente perché la finestra a sinistra del monumento venne ampliata e quella a destra completamente chiusa, alterando i giochi di luce sulle masse marmoree. La chiusura della finestra di destra lasciò in ombra proprio il particolare del volto di Mosè che si gira rivolgendo lo sguardo verso i raggi del sole.




L'illuminazione odierna, grazie a tecniche digitali ed allo studio della luce durante le diverse ore del giorno, ha consentito di riportare il gruppo marmoreo alle originali condizioni di luce ricercate dal grande Michelangelo, per ottenere dal freddo marmo bianco densità di colore e ombreggiature di rara bellezza!









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